lunedì 4 gennaio 2016

Lenin ha vissuto

Anzi due volte allo stesso tempo. Questa scoperta sensazionale è stata fatta dal blogger russo alexiiru. È a suo merito che studiando la foto d’archivio che abbiamo presentato nel post precedente, che tanti altri avevano visto e trascurato, ha avvistato alcune piccole anomalie. Partendo da queste, ha raggiunto delle conclusioni tanto importante, che cambieranno a fondo la storia della Russia nel 20º secolo.


In questa foto alla prima vista non c’è niente di speciale. Lenin nel 1925, vestito in abiti di donna, insieme alla figlia Natasha, è in viaggio verso il confine con la Finlandia. Conosciamo lo stato mentale critico del vecchio Lenin, dunque possiamo capire la sua passione morbosa per gli abiti femminili, così come il suo desiderio di vedere ancora una volta prima della morte, e mostrare anche alla sua piccola figlia, la scena nostalgica della sua giovinezza, dove aveva incontrato il suo amico Stalin.

Tuttavia, sottolinea il blogger, Lenin, come è attestato dalla sua lettera secreta scritta al CC del Partito, non ha più considerato Stalin un amico a quell’epoca. E se questo da solo non fosse un argumento abbastanza convincente: alla nostra conoscenza non aveva nessuna figlia. Per di più, nel 1925 era già morto da un anno. Allora che cos’è questo enigma sconvolgente?

Il blogger ha indovinato con un senso istintivo, che la chiave per la soluzione sta nelle iniziali del nome di Lenin. La didascalia lo chiama S. I. Uljanov. Tuttavia, il nostro Lenin era V. I. Questo nonè quindi il nostro Lenin. Questo è un altro Lenin, che è l’immagine sputata di lui. Ma chi è?

Questa domanda non ha lasciato di riposare il blogger. Ha iniziato un lungo lavoro di ricerca, nel corso del quale, come i pezzi di un puzzle, le immagini di un album familiare che era ritenuto perduto sono state ritrovate nelle varie parti del mondo. E come al solito, la ricerca persistente è stata finalmente coronata con una scoperta sensazionale. Il blogger ha trovato sul sito del pittore russo Rinat Voligamsi ventiquattro foto che indubbiamente appartenevano all’album perduto, e che illuminano, come un fascio di luce, l’oscurità del mistero storico. Con l’aiuto di questi, così come dei documenti dagli archivi del KGB, è riuscito a ricostruire una storia mozzafiato, che Stalin e i suoi scagnozzi credevano di aver consegnato all’oblio eterno.

Le foto e i documenti mostrano chiaramente, che Vladimir Iľič Uljanov, il futuro Lenin, aveva un fratello gemello, Sergei. I due bambini si vedono insieme nell’originale foto familiare dei Uljanov, dalle cui copie pubbliche Sergei, seduto ai piedi di sua madre, fu successivamente eliminato, secondo il metodo ben noto di Stalin.

La famiglia Uljanov, 1879

Le prime foto del frammento dell’album superstite al sito di Voligamsi rivelano l’infanzia condivisa e i sentieri divergenti dei due ragazzi. Mentre Volodia seguì la sua vocazione rivoluzionaria, Serjozha si stabilì nel governorato di Ufa. Iniziò di negoziare di cera, sposò una ragazza del luogo, e si convertì all’islam.

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Dopo la caduta della rivoluzione del 1905, tempi duri succedettero al giovane partito comunista. In questa situazione critica, nel febbraio del 1906 Vladimir Iľič scrisse la famosa lettera a suo fratello, il mercante ricco: «In mancanza di mezzi finanziari, la rivoluzione muore.» In risposta alla chiamata di suo fratello, Sergei vendette il suo negozio di cera, e con i soldi guadagnati si recò a San Pietroburgo, dove si dedicò completamente alla causa rivoluzionaria.

S. I. Uljanov portando i soldi, 1906

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Dopo la morte di Lenin, Stalin lanciò una caccia per tutti i parenti e compagni d’armi del leader del comunismo. Nella lista sanguinosa nel primo luogo era Sergei Iľič, che perciò decidette di emigrare. Come si vede nella prima foto, riuscì ad attraversare il confine finlandese travestito con la figlia. Poi ebbe inizio una lunga odissea. Fuggì in Lituania, da lì nella Romania reale, e poi, seguendo il percorso degli esuli russi, in Svizzera. «Temo solo che mi taceranno e non potrò più servire il mio paese, e continuare l’opera di mio frattello», scrisse nel suo diario. Alla ricerca di alleati girò in tutto il mondo avanzato, dal Messico attraverso Bagdad e Kabul a Cuba.

S. I. Uljanov nel suo antiquariato a Zurigo, 1937

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Qui, in Cuba si concluse il percorso del rivoluzionario impegnato per la causa dell’internazionalismo fino alla morte. Morì nel 1965 sotto il colp del crollo di Krusciov, con il quale ha forgiato un piano comune per rovesciare la cittadella dell’imperialismo, gli Stati Uniti. Se Krusciov fosse rimasto al potere solo un poco più lungo, l’intero filo della storia del 20º secolo sarebbe stato diverso.

Nel suo giardino a Santiago de Cuba, 1964

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