lunedì 24 novembre 2014

Anniversario di velluto


Il 2014 è l’anno venticinquesimo in quasi tutti i paesi dell’Europa dell’Est. Il 9 novembre cadde il muro di Berlino, e il 17 novembre si iniziò a piazza Venceslao di Praga la protesta di massa, che, cresciuta in uno sciopero generale, alla fine del mese rovesciò la leadership comunista cecoslovacca.


Tutta la settimana c’erano commemorazioni a Praga. Prima di tutto in piazza Venceslao, dove lunedì, il 17 novembre migliaia si sono riuniti (e anche protestato contro il presidente Miloš Zeman), e continuamente si accendono le candele presso la statua di San Venceslao e al lapide memoriale di Jan Palach.

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Nel settimanale Respekt una selezione si è pubblicata delle foto fatte venticinque anni fa da Karel Cudlín, ex fotografo personale del presidente Václav Havel.

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La stretta interconnessione degli eventi del 1989 è illustrata dalla mostra nel monumento nazionale di Vítkov su come i tedeschi dell’Est fuggiti a Praga furono autorizzati a andare all’Ovest nel settembre del 1989, il quale, insieme con l’apertura delle frontiere dell’Ungheria, contribuí alla caduta del muro di Berlino, e questa poi al successo delle proteste di Praga.

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Le librerie sono state inondate con biografie e album fotografici di Václav Havel. Nella Lucerna, il rappresentativo passaggio culturale e palazzo di cinema accanto a piazza Venceslao, si è organizzata una settimana di film intitolata «Festival della Libertà», che si è solennemente conclusa con il premier del primo film sulla vita del presidente Havel: Život podle Václava Havla, «La vita secondo Václav Havel». Il film, realizzato in collaborazione dalla Televisione Ceca e il canale franco-tedesco Arte, era composto da Andrea Sedláčková da duecento ore di film documentari e diverse foto di famiglia. Esso segue la vita di Havel dalla sua infanzia – anzi, dalla vita dei nonni –, attentamente bilanciata e cosmeticata, pulita da ogni elemento di disturbo, e levigata. Il film, che secondo la recensione iuttosto negativa, ma giusta si è fatto «per le scuole, per l’anniversario, e per il pubblico straniero», produce una biografia canonizzata del gran presidente per la posterità. Non è un caso, che il premier si è svolto nella Lucerna, costruita dal nonno del presidente, Vácslav Havel – uno dei più importanti imprenditori di costruzione di Praga all’inizio del ventesimo secolo –, e ora in proprietà della seconda moglie del presidente, Dagmar Havlová (i cui meriti sono debitamente sottolineati nel film). Da ora in poi, questo sarà il passato.

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domenica 23 novembre 2014

Gabbiano


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lunedì 10 novembre 2014

Protezione delle prove


Questa foto l’ho comprata sul Mauerflohmarkt di Berlino come ricordo, venticinque anni dopo la apertura del muro, e … anni prima della chiusura del mercato delle pulci.

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mercoledì 5 novembre 2014

Lo sguardo delle statue


Ai tempi della Controriforma, nella Champagne del Cinquecento, era di moda mettere statue nelle chiese, molte statue, molto realistiche, completamente colorate – statue viventi, per così dire. A Troyes, nel sito di una delle fiere più importanti dell’Europa, numerose chiese, ciascuna con le proprie corporazioni e confraternità, aveva le sue figure di pietra, alcune poste nelle gallerie, altre sedute alla base di una volta, o attentamente guardando giù dal soffitto del presbiterio.


La maggioranza di questi scultori sono sconosciuti. Di solito non firmarono le loro opere, e i contratti tra di loro e i loro committenti scomparsero. Ci restano solo le statue, che stanno in piedi in silenzio e con attenzione. A Chaource, vicino a Troyes, la chiesa è decorata con più di cento statue dalla qualità eccezionale. Qui il Maestro di Chaource ci ha lasciato una delle più belle Deposizioni di Gesù nell’Europa.

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Si cammina al di là delle grandi vetrate grisaille del Giudizio Universale, e poi si scende cinque scalini. Il posto non è, in senso stretto, né una cripta, né una cappella laterale, né una tomba – ma è simile a tutto questo. Si scende nella penombra, quasi nel buio.

Entrando nel buio, prima di accorgersi del gruppo della Deposizione, si spaventa dalle guardie di pietra che stanno ai lati della porta.

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Le guardie. Più grandi del naturale, con gli occhi pieni di paura. Dal 1515 stanno lì, guardando ciò che non riescono a credere, prima di addormentarsi e risvegliare solo alla Risurrezione. Dal 1515 stanno in piedi nei loro costumi rinascimentali, con la lancia in mano.

Poi, quando gli occhi ci si abituano, si sposta in avanti. C’è Nicodemo, la Vergine Maria, Giovanni, Maria Salomè e Maria Maddalena con il vaso di profumi, Maria di Cleofa, e Giuseppe d’Arimatea ai piedi di Cristo. E il corpo di pietra bianca, completamente liscia da secoli di carezze. Tutte queste figure sono più grandi di noi, solo quanto serve per tenerci in posizione d’umiltà, mentre sono indicibilmente umane. Le mani pazienti e attentive si fermano per un momento, prima di chiudere il sudario. E gli occhi di pietra non attraversano il nostro sguardo, perché guardano quello che nessuno ha mai visto, e nel loro stupore di vederlo, si rivolgono ai loro pensieri.

Qui, nell’ombra, si incontra il pensiero, che è in attesa di noi dal 1515, e si sente molto piccoli dinanzi ad esso.

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