«Nella nevrotica e travagliata Europa il Portogallo è rimasto un angolo di attrazione e fascino. […] L’umanesimo dei portoghesi […] convive in armonia con la loro tradizione cristiana e la loro tolleranza. In generale l’eleganza del loro modo di pensare ed esprimersi – a prescindere dalla classa sociale –, che può essere ben descritto solo con la parola «generoso», evidenzia chiaramente questa fortunata differenza dalle società ribelli e brutali di altri paesi.»
Katia Guerrero: Até ao fim
Questi re portoghesi erano figure molto strane. Come potrebbe essere differente, se già il primo era ungherese. Ad esempio, erano capaci di tali cose insolite a cavallo dei secoli 13º e 14º, come la lettura, e uno di loro è andato anche oltre. Don Dinis ha anche imparato a scrivere, che era abbastanza disprezzato nell’epoca. Scrisse meravigliosi canzoni cavallereschi e d’amore, cantigas nell’antico portoghese, ha tradotto da altre lingue, e ha composto le gesta del suo nonno, Alfonso el Sabio, il saggio re di Castiglia. Anche Alfonso era una strana figura. Anche re di Germania prima ed insieme a Rodolfo d’Asburgo, iniziò a standardizzare il dialetto castigliano.
E il nipote di Don Dinis, uno degli eroi della nostra storia, Pedro, amava. Amava e tuttora ama – il tempo presente non è un errore, come lo vedranno – una donna, come nessun’ altro in questo mondo, e questo amore lo spinse a tali cose, lo elevò tanto in alto e lo lasciò cadere tanto in basso, come forse nessun’ altro in questo mondo. La vera storia di questo amore, come se fosse un dramma di Shakespeare, mostra nello stesso tempo le meraviglie, la bontà e le oscure profondità del cuore umano, ed è ancora presente nello spirito, metafore e parlare quotidiano portoghese.
Il cielo di primavera del Portogallo è meravigliosamente blu. Non potrà essere stato altrimenti neanche nel 1340, quando un nuovo, attentamente disegnato matrimonio dinastico fu preparato tra Pedro, il principe ereditario del Portogallo, e la principessa castigliana Constança. Il primo matrimonio del principe ereditario non ebbe successo. In mancanza di un successore tanto atteso, Pedro divorziò dalla moglie, la principessa castigliana e aragonese Branca. La nuova scelta, la principessa Costança sembrava un partito perfetto da ogni aspetto personale e politico.
Nella delegazione c’era anche Inês de Castro, una nobile damigella d’onore castigliana, che secondo le rimembranze contemporanee era una persona deliziosamente bella e attraente, quindi il cielo azzurro non dovette aiutare molto affinché il principe ereditario cadesse in un amore folle di lei, e i suoi sentimenti fossero ricambiati. Il matrimonio con Constança fu concluso nell’agosto. Anche Inês rimase alla corte.
A quel tempo l’istituzione degli amanti reali e principesche era comune, anzi nelle epoche successive era un onore essere la concubina del re. Fu tuttavia abbastanza raro che due persone si amassero tanto, allo stupore, gelosia, invidia e rabbia del loro ambiente. Il re Alfonso presto bandì Inês dalla corte, ma il rapporto della coppia non fu interrotto.
Nel 1345 Ferdinando, il futuro Don Fernando fu nato, e la princessa Constança morì molto giovane, all’età di venticinque o trenta. Pedro fece riportare la sua fidanzata. La mise nel convento di Santa Clara di Coimbra, e continuarono di vivere insieme apertamente e felici. Ebbero tre figli e una figlia. Nel 1345 probabilmente anche la sposò in segreto.
La loro felicità tuttavia non poteva essere compiuta in questo mondo. Innumerevoli varianti si possono leggere su che cosa intensificò l’odio contro la coppia, dal rafforzamento dell’influenza castigliana al ribaltamento dell’ordine di successione al trono. Io penso che l’odio era il motore principale: la corte non poteva sopportare l’armonia di due persone felici. Questo odio portò i suoi frutti. Don Alfonso accettò la – falsa – accusa di altro tradimento contro Inês, e la condannò a morte. Pedro, che era ben consapevole della portata dell’odio, in modo abbastanza inspiegabile non prese nessuna preoccupazione, neanche dopo essere stato avvertito del pericolo. Così il 7 gennaio 1355, oggi 661 anni fa, quando Pedro andò a caccia, era facile per tre signori «nobili», Pêro Coelho, Álvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco, a rapire il trentenne Inês, e di ucciderla a Coimbra, nel Giardino delle Lacrime, in presenza di Don Alfonso.
Ciò che Pedro deve aver sentito alla notizia, risulta dalle sue successive opere. Quasi scatenò una guerra civile contro il padre, e solo grazie all’intervento dell’arcivescovo di Braga si riconciliò con Don Alonso, che era già probabilmente gravemente malato, e morì nel 1357. Don Pedro salì al trono, e da allora possiamo riconoscere in ogni suo atto la vendetta di un uomo che aeva quasi perso la mente di dolore.
I tre assassini intuirono il pericolo in tempo, e fuggirono in Castiglia. Pedrò però raggiunse nel 1361 che il monarca castigliano gli restituisse due di loro, Coelho e Gonçalves. Un terribile destino li attendeva.
Il re annunciò il suo matrimonio segreto con Inês, e successivamente la dichiarò Regina del Portogallo. Fece esumare il suo cadavere, lo vestì di insegne reali, e la fece sedere sul trono.
Gli assassini dovettero comparire davanti allo scheletro, piegare ginocchio, e baciarle le mani. Poi Pedro li fece portare a Porto, dove pubblicamente gli fece strappare fuori il cuore.
Durante il suo regno Pedro prese cura del suo paese, e gettò le basi di tutto quello che qualche anni più tardi significava la secolare potenza marittima e mondiale del Portogallo. Tuttavia, compensò l’orrore con altri orrori, crudeltà, violazioni di diritti e violenza, e secondo le rimembranze, spesso trovò rifugio in feste sfrenate e orgie.
Eppure alla fine della sua vita rovinata fece due cose che non possono essere raccontate senza commozione. Il terzo assassino fuggito, Diogo Lopes Pacheco chiese pietà. Deve essere stato torturato da quel saúdade, che scaccia coloro che abitano in Portogallo, e richiama coloro che vivono lontani dal paese. E Pedro gli perdonò. Nel 1365 a Diogo Lopes fu permesso di tornare in Portogallo. Vivrà ancora trenta anni, sopravvivendo a tutti gli attori di questa storia. Sarà un diplomatico nel servizio di Don Fernando, interviene ancora una volta nel matrimonio del re, dovrà di nuovo emigrare, si è ancora perdonato, può ritornare di nuovo…
Per i portoghesi è naturale che il corpo risorgerà. Non si può guardare senza commozione nelle cripte, accanto alle bare gli oggetti pratici o amati di tutti i giorni, che erano importanti per il defunto, e che certamente gli serviranno alla risurrezione. All’età di soli 47 anni Pedro, sentendo la fine della sua vita terrena, ordinò il suo luogo di riposo essere nel Monasterio di Alcobaça, che era stato in costruzione dal 1178. Voleva riposare di fronte alla sua fidanzata, «fiché ci sarà il mondo», in modo che alla risurrezione fosse lei, Inês de Castro che intravede il primo.
La sua volontà fu soddisfatta, e i due sarcofagi stanno uno di fronte all’altro immobili da circa 650 anni, come uno dei monumenti più importanti di questo paese, dove non c’è stata alcuna guerra seria per circa mille anni, e dove milioni e milioni di monumenti materiali e spirituali collegano il presente vivo con il passato vivo. Finché ci sarà il mondo.
A gennaio sono stato per la prima volta nel monastero, già conoscendo la storia della coppia. Splendeva il sole, il cielo era incredibilmente profondo blu, e già fiorivano i primi fiori.
Si stava ancora celebrando la messa nel monasterio, così abbiamo dovuto aspettare un’ora per poter entrare ai due sarcofagi dietro l’altare. Tutto si rianimò, e ho subito capito e sentito come Pedro amava e tuttora ama questa donna. Le barriere non mi permettevano vicino, ma nel pensiero ho accarezzato i due sarcofagi. Sia dunque così: le due bare si apriranno, e la coppia felice si vedrà di nuovo, poiché si amano incessantemente da allora – finché ci sarà il mondo…
Amalia Rodrigues: April
Émile Servan-Schreiber, 1938
Katia Guerrero: Até ao fim
Questi re portoghesi erano figure molto strane. Come potrebbe essere differente, se già il primo era ungherese. Ad esempio, erano capaci di tali cose insolite a cavallo dei secoli 13º e 14º, come la lettura, e uno di loro è andato anche oltre. Don Dinis ha anche imparato a scrivere, che era abbastanza disprezzato nell’epoca. Scrisse meravigliosi canzoni cavallereschi e d’amore, cantigas nell’antico portoghese, ha tradotto da altre lingue, e ha composto le gesta del suo nonno, Alfonso el Sabio, il saggio re di Castiglia. Anche Alfonso era una strana figura. Anche re di Germania prima ed insieme a Rodolfo d’Asburgo, iniziò a standardizzare il dialetto castigliano.
E il nipote di Don Dinis, uno degli eroi della nostra storia, Pedro, amava. Amava e tuttora ama – il tempo presente non è un errore, come lo vedranno – una donna, come nessun’ altro in questo mondo, e questo amore lo spinse a tali cose, lo elevò tanto in alto e lo lasciò cadere tanto in basso, come forse nessun’ altro in questo mondo. La vera storia di questo amore, come se fosse un dramma di Shakespeare, mostra nello stesso tempo le meraviglie, la bontà e le oscure profondità del cuore umano, ed è ancora presente nello spirito, metafore e parlare quotidiano portoghese.
Il cielo di primavera del Portogallo è meravigliosamente blu. Non potrà essere stato altrimenti neanche nel 1340, quando un nuovo, attentamente disegnato matrimonio dinastico fu preparato tra Pedro, il principe ereditario del Portogallo, e la principessa castigliana Constança. Il primo matrimonio del principe ereditario non ebbe successo. In mancanza di un successore tanto atteso, Pedro divorziò dalla moglie, la principessa castigliana e aragonese Branca. La nuova scelta, la principessa Costança sembrava un partito perfetto da ogni aspetto personale e politico.
Nella delegazione c’era anche Inês de Castro, una nobile damigella d’onore castigliana, che secondo le rimembranze contemporanee era una persona deliziosamente bella e attraente, quindi il cielo azzurro non dovette aiutare molto affinché il principe ereditario cadesse in un amore folle di lei, e i suoi sentimenti fossero ricambiati. Il matrimonio con Constança fu concluso nell’agosto. Anche Inês rimase alla corte.
Inês de Castro. La spagnola che regnò dopo la morte, 1944. Regia di Leitão de Barros. Protagonisti Alicia Palacios, Antonio Vilar e María Pradera
A quel tempo l’istituzione degli amanti reali e principesche era comune, anzi nelle epoche successive era un onore essere la concubina del re. Fu tuttavia abbastanza raro che due persone si amassero tanto, allo stupore, gelosia, invidia e rabbia del loro ambiente. Il re Alfonso presto bandì Inês dalla corte, ma il rapporto della coppia non fu interrotto.
Nel 1345 Ferdinando, il futuro Don Fernando fu nato, e la princessa Constança morì molto giovane, all’età di venticinque o trenta. Pedro fece riportare la sua fidanzata. La mise nel convento di Santa Clara di Coimbra, e continuarono di vivere insieme apertamente e felici. Ebbero tre figli e una figlia. Nel 1345 probabilmente anche la sposò in segreto.
La loro felicità tuttavia non poteva essere compiuta in questo mondo. Innumerevoli varianti si possono leggere su che cosa intensificò l’odio contro la coppia, dal rafforzamento dell’influenza castigliana al ribaltamento dell’ordine di successione al trono. Io penso che l’odio era il motore principale: la corte non poteva sopportare l’armonia di due persone felici. Questo odio portò i suoi frutti. Don Alfonso accettò la – falsa – accusa di altro tradimento contro Inês, e la condannò a morte. Pedro, che era ben consapevole della portata dell’odio, in modo abbastanza inspiegabile non prese nessuna preoccupazione, neanche dopo essere stato avvertito del pericolo. Così il 7 gennaio 1355, oggi 661 anni fa, quando Pedro andò a caccia, era facile per tre signori «nobili», Pêro Coelho, Álvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco, a rapire il trentenne Inês, e di ucciderla a Coimbra, nel Giardino delle Lacrime, in presenza di Don Alfonso.
Ciò che Pedro deve aver sentito alla notizia, risulta dalle sue successive opere. Quasi scatenò una guerra civile contro il padre, e solo grazie all’intervento dell’arcivescovo di Braga si riconciliò con Don Alonso, che era già probabilmente gravemente malato, e morì nel 1357. Don Pedro salì al trono, e da allora possiamo riconoscere in ogni suo atto la vendetta di un uomo che aeva quasi perso la mente di dolore.
I tre assassini intuirono il pericolo in tempo, e fuggirono in Castiglia. Pedrò però raggiunse nel 1361 che il monarca castigliano gli restituisse due di loro, Coelho e Gonçalves. Un terribile destino li attendeva.
Il re annunciò il suo matrimonio segreto con Inês, e successivamente la dichiarò Regina del Portogallo. Fece esumare il suo cadavere, lo vestì di insegne reali, e la fece sedere sul trono.
Dettaglio dal film Inês de Castro, 1944. Regia di Leitão de Barros.
Nel ruolo di Don Pedro, Antonio Vilar
Nel ruolo di Don Pedro, Antonio Vilar
Gli assassini dovettero comparire davanti allo scheletro, piegare ginocchio, e baciarle le mani. Poi Pedro li fece portare a Porto, dove pubblicamente gli fece strappare fuori il cuore.
Durante il suo regno Pedro prese cura del suo paese, e gettò le basi di tutto quello che qualche anni più tardi significava la secolare potenza marittima e mondiale del Portogallo. Tuttavia, compensò l’orrore con altri orrori, crudeltà, violazioni di diritti e violenza, e secondo le rimembranze, spesso trovò rifugio in feste sfrenate e orgie.
Eppure alla fine della sua vita rovinata fece due cose che non possono essere raccontate senza commozione. Il terzo assassino fuggito, Diogo Lopes Pacheco chiese pietà. Deve essere stato torturato da quel saúdade, che scaccia coloro che abitano in Portogallo, e richiama coloro che vivono lontani dal paese. E Pedro gli perdonò. Nel 1365 a Diogo Lopes fu permesso di tornare in Portogallo. Vivrà ancora trenta anni, sopravvivendo a tutti gli attori di questa storia. Sarà un diplomatico nel servizio di Don Fernando, interviene ancora una volta nel matrimonio del re, dovrà di nuovo emigrare, si è ancora perdonato, può ritornare di nuovo…
Per i portoghesi è naturale che il corpo risorgerà. Non si può guardare senza commozione nelle cripte, accanto alle bare gli oggetti pratici o amati di tutti i giorni, che erano importanti per il defunto, e che certamente gli serviranno alla risurrezione. All’età di soli 47 anni Pedro, sentendo la fine della sua vita terrena, ordinò il suo luogo di riposo essere nel Monasterio di Alcobaça, che era stato in costruzione dal 1178. Voleva riposare di fronte alla sua fidanzata, «fiché ci sarà il mondo», in modo che alla risurrezione fosse lei, Inês de Castro che intravede il primo.
La sua volontà fu soddisfatta, e i due sarcofagi stanno uno di fronte all’altro immobili da circa 650 anni, come uno dei monumenti più importanti di questo paese, dove non c’è stata alcuna guerra seria per circa mille anni, e dove milioni e milioni di monumenti materiali e spirituali collegano il presente vivo con il passato vivo. Finché ci sarà il mondo.
A gennaio sono stato per la prima volta nel monastero, già conoscendo la storia della coppia. Splendeva il sole, il cielo era incredibilmente profondo blu, e già fiorivano i primi fiori.
Si stava ancora celebrando la messa nel monasterio, così abbiamo dovuto aspettare un’ora per poter entrare ai due sarcofagi dietro l’altare. Tutto si rianimò, e ho subito capito e sentito come Pedro amava e tuttora ama questa donna. Le barriere non mi permettevano vicino, ma nel pensiero ho accarezzato i due sarcofagi. Sia dunque così: le due bare si apriranno, e la coppia felice si vedrà di nuovo, poiché si amano incessantemente da allora – finché ci sarà il mondo…
Amalia Rodrigues: April
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