Un venditore di fagioli tartaro sul mercato di Bachcisaraj, anni 1920. Foto di Useyn (Hussein) Bodaninsky. Dalle foto d’archivio del museo tartaro di Bachcisaraj, vendute su cartoline.
Il risveglio della cultura tartara si è iniziato negli anni 1880, principalmente a causa di İsmail Bey Gaspırali (in russo Gasprinsky, 1851-1914) da Bachcisaraj, che ha dedicato tutta la sua vita alla modernizzazione dell’istruzione e della cultura tartara, e alla solidarietà tra i popoli turchi in Russia. L’influente rivista Terciman (Interprete, 1883-1918), fondata da lui, ha raggiunto tutti i popoli turchi dell’impero, divenendo ovunque una forza trainante della cultura locale. Come lo ha scritto il necrologio di Gaspırali, pubblicato nel numero 202 (1915) della rivista:
«Sí, la Terciman è la nostra letteratura nazionale, la nostra istruzione nazionale, il tesoro della nostra storia nazionale moderna. Abbiamo una biblioteca pubblica nazionale? Abbiamo un museo pubblico nazionale? Abbiamo un’accademia pubblica nazionale? Quello che abbiamo sono i ventitre volumi della Terciman. Questo è il nostro grande tesoro nazionale.»
A destra: İsmail Bey Gaspırali. A sinistra: Vignetta dalla rivista satirica Molla Nasreddin: Gaspırali (con la Terciman e il moderno abbecedario tartaro nella mano) di fronte ai nemici del progresso.
La creazione delle istituzioni elencate nel necrologio è divenuta il compito della generazione dopo Gaspırali. Tra queste, la creazione di un museo tartaro è stato intrapreso da Useyn (Hussein) Bodaninsky (1877-1938). Figlio di un insegnante tartaro, si è laureato anche lui presso la facoltà di formazione per insegnanti tartari a Simferopol, cioé Akmescit. Dal 1895 al 1905 ha studiato a Mosca presso la famosa Università d’Arte e Industria, fondata nel 1825 dal barone Stroganov, poi ha trascorso alcuni anni a Parigi, diventando tra il 1911 e il 1916 un rinomato e ricercato interior desiger e decoratore in San Pietroburgo. Nel 1916 è tornato nella Crimea, dove è stato nominato direttore del Palazzo del Khan a Bachcisaraj. Qui ha fondato il museo tartaro, che ancora oggi funziona nel Palazzo.
Nei primi anni 1920 Bodaninsky e i suoi colleghi sono stati i primi a raccogliere materiale etnografico e storico dei tatari di Crimea. Lo hanno realizzato con un tale sforzo, come se sapessero che non avevano molto tempo. Hanno effettuato una lunga serie di scavi archeologici nelle città rupestri abitate dai tartari nel 16° secolo e nelle ex cimiteri, e hanno sistematicamente fotografato i tradizionali villaggi, artigianato, feste e costumi dei tartari. Nelle loro foto si riconoscono ancora i tratti principali della Bachcisaraj moderna, ma senza queste foto non si potrebbe più concepire la vita di una volta in questa città, il centro culturale dei tartari di Crimea.
Nel 1934 Bodaninsky è stato dimesso dal museo. Negli anni successivi ha vissuto da opere decorative a Mosca e Tbilisi. È là che fu arrestato, e il 17 aprile 1938 giustiziato a Simferopol su accuse inventate. Il luogo della sua tomba è sconosciuta, e non è mai stato riabilitato. Il 18 maggio 1944 l’intera popolazione tartara di Crimea fu deportata in Uzbekistan, dove nei primi due anni quasi la metà di loro sono morti. Le loro case sono state occupate da nuovi coloni russi e ucraini. Dalla loro cultura materiale ci è rimasto solo quanto Bodaninsky e i suoi colleghi sono riusciti a raccogliere in due decenni, e quanto si vede in queste immagini.
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