martedì 20 agosto 2013

L’orologio degli ebrei


Abbiamo già scritto, che le una volta rosse, ormai annerite colonne che fiancheggiano la facciata orientale del Battistero San Giovanni a Firenze, sono state portate qui dai pisani dopo il saccheggio di Madina Mayūrqa nel 1115. Questa è una delle poche reliquie che sono sopravvissute dall’architettura religiosa musulmana di quella bellissima città, della quale Ibn al-Labbâna ha cantato così:
Questa città ha preso dalla colomba il suo collare
   e il pavone la ha vestita con le sue plume.
L’acqua delle sue fontane è come il vino
   e i suoi cortili sono simili ai calici.
Tra i visitatori del Duomo di Firenze probabilmente non molti conoscono l’origine esotica di queste colonne, arrivate tanto lontane dalla loro patria.


Allo stesso modo colui che si ferma di fronte al municipio di Palma, e guarda su all’orologio che domina la facciata ed esattissimamente suona le campane nel campanile in agguato dalla cima del palazzo, probabilmente non conosce la leggenda sulla su origine, una delle leggende più strane tra quelle diffuse sugli ebrei che si stabilirono a Maiorca:
Post destructionem Hierusalem, tempore Helii Adriani […] Quo tempore omnes maiores rabini iudeorum docti in Legi mosayca appicuerunt cum suo navigio Maioricis cum horologio quod tenebant Hierosolimis, quod est hodie in turri Maioricarum que dicitur Horarum, quam post conquistam Maioricarum per regem Jacobum effectam christiani edificaverunt iungendo et campanam quam antea iudei non habuerunt. (G. Llompart e J. Riera i Sans, a cura di: „La Historia de Sancta Fide Catholica de Benet Espanyol (1548): la primera història dels jueus de la Ciutat de Mallorca”, Fontes Rerum Balearium, III (1979-1980), pp. 141-194)
Cioè, comem Benet Espanyol scrive nella sua Historia de Sancta Fide Catholica (1548), erano appunto i rabbini più eruditi in fuga dopo la distruzione di Gerusalemme nel tempo dell’imperatore Adriano, che hanno portato l’orologio da un capo del Mediterraneo all’altro, dal Tempio di Gerusalemme alla loro nuova patria, Palma. Per essere precisi, l’autore si riferisce all’orologio che a suo tempo indicava le ore in cima alla Torre dell’Orologio accanto alla Cappella Victoria della chiesa e monasterio domenicana. Il monastero fu costruito ai margini del quartiere ebraico, nel luogo dei terreni e case espropriati nel 1231 da Giacomo I dagli ebrei locali, e fu distrutto nel 1837, irrazionalmente e in fretta, solo pochi giorni prima dell’arrivo del decreto di Madrid che ha vietato la sua demolizione. La Torre dell’Orologio stava ancora per alcuni anni, ma a causa della sua condizione sempre peggiore nel 1849 si è ritenuto opportuno demolirla, e spostare la vecchia campana insieme con l’orologio sulla facciata del municipio. L’orologio porta la data del 1849, ma l’attuale meccanismo è infatti dal 1862: allora il vecchio orologio è stato sostituito con uno nuovo, portato da Parigi, che da allora indica il tempo con grande precisità.

I dintorni della chiesa di San Domenico e la Torre dell’Orologio sulla carta di Antonio Garau (1644) (ingrandire). María Barceló in uno studio recentemente pubblicato nel Bolletí de la Societat Arqueològica Lul·liana (n. 68, 2012, 27-33.) ha fornito un quadro completo delle vicende dell’orologio e la Torre dell’Orologio nel Medioevo: «Notes sobre la Torre de les Hores i el rellotge de la Ciutat de Mallorca».

Non sappiamo niente di più dell’orologio leggendario e dei rabbini eruditi. È certo solo che dal 1385 o 1386 si segnalava con una campana le ore del giorno e della notte (e più tardi anche le quarte e mezze) qui, nel luogo più alto della città. E come la campana è stata fusa da un argentiere del nome Pere Figuera, e dal 1512 l’orologio è stato curato da un altro Figuera, Bartomeu, che ha trasmesso il suo ufficio anche a suo figlio, perciò il campanile è tuttora chiamato «En Figuera» – «il Figuera» – nella città. Nel 1680 la campana si è fessa e doveva essere rifusa: questa è quella che sentiamo ora. L’orologio è adesso gestito dal maestro Pere Caminals, nipote della sorella di mia nonna, e figlio, nipote e pronipote di orologiai illustri di Palma.



Nessun commento:

Posta un commento