L’elegante e fiera Inge è arrivata a Kiev con il treno del pomeriggio da
Inge prende alloggio nel Hotel Kiev, che è sfuggito alla devastazione della guerra. La gonna, tirata su insolitamente alta nella stampa tedesca di buona moralità è legittimata dall’intima solitudine della camera d’albergo, mentre la lettura della stampa tedesca ufficiale anche nell’intima solitudine della camera d’albergo testimonia la buona moralità di Inge.
I negozi di moda, come qualsiasi altro negozio nella Kiev tedesca, sono ben forniti di beni, anche se Inge, secondo l’articolo, dichiara l’assortimento disusato del negozio di cappelli ucraino «un antiquariato».
Fortunatamente ci sono anche negozi che offrono esclusivamente dei prodotti tedeschi, e che sono ancora meglio forniti che gli altri, già ben forniti negozi di Kiev.
Inge prana nel ristorante del Deutsches Haus. Il ristorante con 2000 posti a sedere (!) è frequentato principalmente da soldati (si guardi l’acconciatura) e i membri dell’amministrazione della città, ma le cameriere sono ucraine.
Andare alla spiaggia dopo pranzo fa certamente parte di un giorno qualunque. La sabbia bianchissima della riva del Dnepr non rimane addietro a quella del Mar Baltico. La palla in volo appena è entrata nel ritaglio. La chiesa di S. Andrea nel sottofondo, poco fa Museo dell’Ateismo, è stata restituita a scopi ecclesiastici dai tedeschi.
Dopo la spiaggia, un caffè è indispensabile. Le terrazze del Café «Le Scale del Dnepr» offrono una vista vertiginosa sul fiume e la città.
Qui finisce il consumo spettacolare, destinato ai lettori tedeschi. Nell’ultima foto Inge va a lavorare. Nella foto non è il suo posto di lavoro che vediamo – che, essendo una società industriale, doveva restare un segreto anche per i lettori tedeschi –, ma l’edificio che doveva necessariamente figurare in ogni rapporto sulla Kiev tedesca: la sede della Generalkommissariat Ukraine al Bismarckstraße.
Nell’epoca sovietica quest’edificio era la sede del Partito comunista ucraino, e ora è l’ufficio del presidente dell’Ucraina. Nel montaggio di tempo di Sergei Larenkov sulla Kiev occupata e moderna, le bandiere dello stato ucraino indipendente fluttuano di fronte a quella dell’ex-alleato. La storia va avanti.
Nessun commento:
Posta un commento