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Bram Stoker: Dracula
Oggi ho finito la traduzione della Storia delle terre e dei luoghi leggendari di Umberto Eco, la quale era la mia compagna durante gli ultimi sei mesi a Subotica e Tokaj, Leopoli e Odessa, Czernowitz e Kamenets-Podolsk, Berlino e Maiorca, alla fonte del Tisa in Subcarpatia e ai luoghi di pellegrinaggio chassidici in Podolia, nelle chiese di legno del Maramureș e nei monasteri dipinti della Bucovina, salendo dalle montagne Radna al Passo Nyíres e scendendo dal Passo di Borgó a Bistritz/Beszterce/Bistrița. I siti di cui scrive erano correlati a un particolare sincope ai siti dove li ho tradotti, le peregrinazioni di Ulisse alla valle del Ceremoš, e Atlantide, il continente perduto a Czernowitz, offrendo delle letture inaspettate del libro, che mi dispiace davvero di non poter condividere con i lettori nella forma di una continua nota del traduttore.
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«Così, un personaggio reale, poi romanzato da Bram Stoker, era stato nel XV secolo il voivoda Vlad Țepeș (noto per il patronimio Dracula), certamente non un vampiro ma comunque famoso per il suo vizio di impalare gli avversari.»
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Per quanto riguarda a come una persona esistente viene mescolata, come un uovo di cuculo, con i luoghi esistenti, questo è solo il problema minore. Il maggiore è che l’esempio è completamente sbagliato, visto che la persona è famosa per essere legata a nessun luogo reale, o forse piuttosto a troppi luoghi immaginari. Eco ha infilato la mano in un nido di vespe. Infatti, per Vlad Țepeș, Vlad l’Impalatore, principe di Valacchia, sette luoghi competono, proprio come per Omero. Il più noto è l’imponente fortezza di Törcsvár/Bran nei Carpazi meridionali, dove il giovane Vlad era imprigionato per un breve periodo, e che dal 1920 è stata divulgata dall’ufficio del turismo rumeno come il castello di Dracula. Quest’affermazione è stata contestata dopo il 1990 da Schäßburg/Segesvár/Sighișoara, nella cui fortezza Vlad è nato nel 1431 – suo padre ha fuggito in Ungheria dai suoi rivali filo-ottomani, e nello stesso anno è stato ammesso nell’Ordine dei Cavalieri del Dracone (in rumeno Dracul), fondata dall’imperatore Sigismondo – in modo che ancora un decennio fa il sindaco di Sighișoara ha sollecitato la costruzione di un enorme parco divertimenti «Dracula» attorno alla città, finché Carlo, Principe d’Inghilterra, che dopo il 1990 ha acquistato e iniziato a sviluppare larghe terre ex sassoni nella zona, ha minacciato di ritirarsi dalla regione dopo una tale mancanza di gusto. Il terzo luogo è l’ex centro principesco a Târgoviște, dove una lapide e alcuni souvenirs orrendi commemorano il suo regno. Il quarto è Istanbul, dove il film Drakula İstanbul’da, «Dracula a Istanbul», ispirato al romanzo di Stoker, è stato girato nel 1953, ricordando gli anni passati qui dal giovane Vlad come ostaggio ottomano, e dove i personaggi del bestseller di Elizabeth Kostova, The Historian (2005) cercano le tracce di Dracula. Il quinto è il castello di Poienari nei Carpazi meridionali, fatta costruire da lui tramite il lavoro forzato dei boiari che avevano cospirato contro di lui. Il sesto la città di Pécs nell’Ungheria meridionale, dove recentemente si è scavato il palazzo donato a lui dal re Mattia. E il settimo è ovviamente il Passo di Borgó, vicino al quale il castello del conte si trovava nel romanzo di Stoker, e dove oggi il lettore, attraversando il passo, vedrà un Hotel Castello di Dracula – ovviamente non là dove sorgeva il castello secondo il romanzo, fuori di vista, e oltre un paio di fuochi fatui e avventure di lupo, ma al bivio, dove Jonathan Harker, tra l’incrociarsi dei passeggeri, cambia dalla diligenza di Bistritz-Bucovina al carrello mandato a lui dal Conte Dracula.
Ben presto, eccoci attorniati da alberi, che in certi punti formavano arco sopra la carreggiata, sì che passavamo come attraverso una galleria; o ancora grandi, arcigne rupi ci sovrastavano minacciose d’ambo i lati. Sebbene fossimo al riparo, potevo udire il vento levarsi e gemere e fischiare tra le rocce, e i rami degli alberi cozzare assieme mentre si filava. La temperatura continuava a calare e calare, e una neve fine, polverosa, ha preso a cadere, sicché ben presto noi e quanto ci circondava siamo stati coperti da una coltre bianca. Il vento penetrante tuttora portava l’ululare dei cani, sebbene questo si facesse più fioco a mano a mano che si procedeva. Più vicino, sempre più vicino, risuonava il latrare dei lupi, quasi che convergessero su di noi da ogni parte. Sono stato colto da una terribile paura, condivisa dai cavalli. Ma il cocchiere non era minimamente turbato; lui continuava a volgere il capo a destra e a sinistra. sebbene io non scorgessi nulla nell’oscurità.
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Benché se Eco – o piuttosto i suoi editori e studenti, che forniscono una parte sempre più importante delle sue idee e materiali – avesse scavato un poco nella letteratura su Stoker, avrebbe potuto facilmente trovare anche un luogo di culto di Dracula. Dopo il 1990 i sassoni sono scomparsi da Bistritz, ma gli ungheresi e romeni del luogo hanno fatto grandi sforzi per preservare e presentare il passato della città, tra cui l’unico luogo autentico nella storia di Dracula di Bram Stoker.
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Caro amico, benvenuto nei Carpazi. Vi attendo con ansia. Dormite bene questa notte. Domattina alle tre parte la diligenza per la Bucovina, sulla quale è stato fissato un posto per voi. Al Passo Borgo sarete atteso dalla mia carrozza che vi condurrà da me. Spero che il viaggio da Londra sia stato buono, e che vi sia piacevole il soggiorno nel mio bel paese. Il vostro amico
Dracula
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