Aboû Moḥammad al-Qâsim ibn ʿAlî al-Ḥarîrî, Maqâmât, XIII secolo. Manoscritto arabo 3929. Parigi, Bnf.
Bastone in mano, cammina sotto le stelle. Da qualche parte nel deserto giallo della pagina due cani lo hanno aggredito. Questo manoscritto del Maqâmât di Aboû Moḥammad al-Qâsim ibn ʿAlî al-Ḥarîrî risale al XIII secolo, ha viaggiato molto, ha perso molte delle sue pagine e ha subito la sorte di tutti i libri – essere passato di mano in mano ed essere letto molto.
Aboû Moḥammad al-Qâsim ibn ʿAlî al-Ḥarîrî, Maqâmât, XIII secolo. Manoscritto arabo 3929. Parigi, Bnf.
Aboû Moḥammad al-Qâsim ibn ʿAlî al-Ḥarîrî, Maqâmât, XIII secolo. Manoscritto arabo 5847. Parigi, Bnf.
In definitiva, quello che ho trovato a proposito di questo meridiano tanto modesto di Tonnerre, mi ha lasciato con un sapore d’incompiutezza. Tutte queste immagini medievali, questi quadranti ed astrolabi, come anche i pozzi d’Eratostene, mi hanno sempre riportato alla memoria quella mostra erudita sulle scienze arabe, sei o sette anni fa, nell’Istituto del mondo arabo a Parigi – che pure mi ha lasciato con un sapore d’incompiutezza. Che sia impossibile parlare delle scienze antiche senza fare una deviazione al mondo arabo-musulmano, mi pareva già ovvio – ma questa conoscenza non si lascia scoprire senza difficoltà.
È giunto il momento di riprendere ciò che conosciamo.
1. Eratostene ha creato una prima rete di coordinate che permettevano di sviluppare delle tecniche di proiezione cartografica. Egli non fu l’unico: Marino di Tiro, alla fine del I secolo d.C, ha anch’egli cercato di misurare la Terra, ma nel redigere la sua carta si è basato su misure differenti da Eratostene. La sua carta diventerà cinquanta anni dopo il modello della Geografia di Tolomeo. Sia Marino che Tolomeo sono partiti da un meridiano oltre l’Africa occidentale nel disegnare una rete di meridiani e paralleli equidistanti che formano dei rettangoli, e che danno una proiezione corretta al 36° parallelo, che corrisponde all’isola di Rodi, intorno alla quale si organizzavano tutte le terre conosciute, dalla costa atlantica alla Cina.
Al-Isthari (?-951), Trattato di geografia. Manoscritto del XVI secolo. Parigi, Bnf. La carta segue la proiezione di Tolomeo.
Claudio Tolomeo, Cosmographia, Jacobus Angelus interpres. Parigi, Bnf.
Questa rappresentazione del mondo secondo Tolomeo, redatto a Firenze fra 1451 e 1500, include la disposizione dei meridiani.
Questa rappresentazione del mondo secondo Tolomeo, redatto a Firenze fra 1451 e 1500, include la disposizione dei meridiani.
2. Sia Marino di Tiro che Tolomeo sono stati tradotti più volte in arabo dopo la seconda metà del VIII secolo. Il lavoro di quest’ultimo è stato riscoperto in Europa, a partire dal XII secolo, sotto il nome di Almagesto. Tutt’e due erano referenze importanti del grande geografo del X secolo, al-Masûdʿî.
Nello stesso periodo, biblioteche principesche e più modeste collezioni private hanno cominciato a crescere insieme alle «Case della Saggezza», come quella fondata da Hârûn al-Rashid alla fine del VIII secolo, o alle istituzioni di istruzione superiore che diventeranno le madrase a partire dall’epoca selgiuchida.
Tutti questi testi, come l’Almagesto, con i loro traduttori e commentatori eruditi, tutti circolavano attraverso il mondo musulmano.
3. Gli astronomi arabi e persiani, a sua volta, si sono dedicati a misurare la Terra e a misurare il tempo.
Hanno disegnato carte, e a volte anche meridiani. Hanno criticato le strategie d’osservazione di Tolomeo, e sviluppato degli strumenti che poi riprenderanno anche i nostri astronomi europei: strumenti di grandi dimensioni per le misure più precise, e astrolabi planisferici perfezionati rispetto al modello greco, affinché, in un contesto musulmano, si possa determinare la direzione della preghiera (qibla). Le stesse esigenze religiose stanno all’origine di una nuova disciplina, la misurazione del tempo (ʿilm al-mîqât), che porta alla realizzazione di orologi solari. Questi sviluppi dell’osservazione, come i modelli matematici coinvolti, portano alla critica dell’astronomia greca e soprattutto dell’Almagesto, e quindi preparano la rivoluzione copernicana del XVI secolo.
Abbiamo dunque trovato, se non il disegno di un meridiano sul pavimento, quello di un orologio solare, indispensabile per impostare il tempo per la preghiera.
E i meridiani?
Gli astronomi, i geografi e i matematici sono viandanti. Studiosi arabi, persiani, turcomanni, curdi, turchi, mongoli percorrono le strade da Damasco a Soltaniyeh, de Rey a Samarcanda. Viaggiano, si incontrano, chiacchierano, osservano.
Aboû Moḥammad al-Qâsim ibn ʿAlî al-Ḥarîrî, Maqâmât, XIII secolo. Manoscritto arabo 5847. Parigi, Bnf.
Per tracciare un meridiano, è spesso necessario iniziare con la costruzione di un osservatorio.
Prima dell’uso della camera oscura, l’osservazione del movimento delle stelle era possibile mediante l’uso di pozzi, non come fece Eratostene per misurare l’ombra del sole e quindi calcolare la lunghezza del meridiano, dunque la circonferenza della Terra, ma in ordine, per esempio, per osservare il movimento dei corpi celesti in pieno giorno, senza essere disturbati dalla luce.
Taqiy al-Din ibn-Maruf, Il pozzo d’osservazione azimutale d’Istanbul: Strumenti d’osservazione alle tabelle de Shâhinshâh, Turchia, 1580. Parigi, Bnf.
Ulugh Beg (1394-1449), nipote e secondo successore di Tamerlano è rimasto nella memoria storica meno per il suo ruolo di principe di Samarcanda, che come astronomo, matematico e costruttore di uno degli osservatori più antichi nel mondo musulmano.
Questo osservatorio è stato dotato di strumenti astronomici fissi, che impiegavano almeno 60 astronomi, o forse fino a un centinaio. Le loro osservazioni sono state effettuate su un lungo periodo, tra il 1420 e il 1437. Hanno definito la lunghezza esatta dell’anno solare – 365 giorni, 6 ore, 10 minuti e 8 secondi –, e hanno compilato un catalogo di 1012 stelle.
Il nipote di Temür Beg, Ulugh Beg Mirza, ha fatto costruire un grande edificio: l’osservatorio a tre piani sulla collina di Kuhak, utilizzato per compilare le tabelle astronomiche. Grazie a questo osservatorio, Ulugh Beg Mirza ha composto le Tabelle di Köregen, che sono attualmente in uso in tutto il mondo. Raramente si utilizzano altre tabelle. In precedenza si usavano le Tabelle dell’Ilkhan, compilate a Maragha da Khaja Nasir Tusï, sotto Hülegü Khan, chiamato Ilkhan. Probabilmente non si trovano più di sette o otto tabelle astronomiche in tutto il mondo. Una di queste è l’opera del califfo Mamun, chiamata le Tabelle di Mamun. Anche Tolomeo ne ha compilato una.
Babur, Memorie degli eventi dell’anno 903 (1498), Babur-Nama
L’osservatorio di Samarcanda era costituito da un edificio cilindrico, con una altezza di 30 metri e un diametro di 46, provvisto d’un enorme sestante di marmo, il «Sestante di Fakhri», con un raggio di circa 40 metri, consentendo misurazioni astronomiche di altra precisione durante il passaggio del Sole, della Luna e dei pianeti sopra il meridiano. Questo arco di 60° ha anche incluso delle scale su ogni lato per permettere il movimento degli assistenti durante le misurazioni.
Oggi in parte interrato, il sestante è ben conservato, mentre gli altri strumenti invece sono scomparsi. Quanto a Ulugh Beg, lui è stato assassinato dal proprio figlio.
Per il bene di questo mondo che passa in cinque giorni, lui ha assassinato un uomo tanto saggio e vecchio come suo padre. Il cronogramma della morte di Ulugh Beg Mirza è il seguente:
Ulugh Beg Mirza, oceano di scienza e saggezza
Che è stato il sostegno del mondo e della religione
Ha assaggiato il martirio per mano di Abbas
Queste lettere sono il cronogramma: Abbas m’ha ucciso.
Babur, Memorie degli eventi dell’anno 903 (1498), Babur-Nama.
Solo un oggetto alla fine. Questo non è un astrolabio, anche se è sferico ed è attraversato da una barra mobile, un’alidada. Si tratta di una rappresentazione matematica del mondo musulmano che permette d’identificare le grandi città e la loro situazione rispetto alla Mecca. La Mecca è nel centro, e le posizioni delle centocinquanta città sono indicate dalle loro coordinate. Il movimento dell’alidada permette di determinare per ciascuna città la direzione della Mecca, grazie alla graduazione attorno allo strumento. È anche segnata la distanza fra ciascuna città e la Mecca. Una bussola è stata aggiunta al lato inferiore dell’oggetto. Lo strumento si basa sulle tabelle astronomiche compilate in base alle osservazioni d’Ulugh Beg a Samarcanda. Ci sono solo due copie di questo tipo di mappa – perché questo oggetto è una mappa –, trovate nel 1989 e nel 1995.
I miei complimenti alla passione ed alla competenza dell'autrice.Luciano
RispondiEliminaGrazie mille.
RispondiEliminaComplimenti per il magnifico lavoro, noto la bravura e il professionismo, lo ripubblicarlo nel mio sito www.arab.it
RispondiEliminaAnwar