Nel centro storico di Pune aquile grigie volteggiano sul cielo, come cenere di carta sopra il fuoco. Il traffico è implacabile, lo strombazzamento e scricchiolio delle moto compete con i carrelli di spinta, risciò motorizzati e autobus urbani, ciascuna pressa, avanza, punta per spazio, per solo un centimetro più di spazio, e quando lo ottengono, saltano avanti con un calcio allegro del motore. Un pedone deve avere piena fiducia nei conducenti, perché ci sono troppi oggetti mobili a tener d’occhio nello stesso tempo, e il progresso è impossibile se si sta pietrificato all’orlo della strada.
Il vecchio centro di Pune si divide in peths, il vecchio termine marathi significa un piccolo quartiere. Uno di loro, il peth Kasba risale al 14° secolo, il resto fu fondato dal 17° al 19° secolo, sotto il dominio maratha e peshwa. Sette sono chiamati dai nomi maratha dei giorni della settimana. In quei peths i commercianti e artigiani tenevano il mercato settimanale al giorno omonimo del loro peth.
Al giorno d’oggi i peths hanno mercato ogni giorno, come in tutte le città dell’Asia del sud. In gennaio fa secco e relativamente fresco. È un buon periodo per fare un sacco di camminare, guardando nei cortili, e raccogliendo impressioni. Per una pausa si può sedere a una bancarella di cibo e prendere un piccolo tè speziato, fortemente zuccherato. Alla fine della giornata, quando le scarpe sono ricoperte di polvere, e le narici pieni di gas di scarico, si ferma un risciò, e mentre si naviga tramite il resto della città, si pensa, sì, ci torno sicuramente anche domani, c’è tanto che non ho ancora visto.
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