Ogni ungherese sa dove è Újpest, l’ex cittadina industriale lungo il Danubio, ora il 4° e più settentrionale distretto di Budapest. Ma dove è la Via di Újpest? Voglio dire, dove è
quella Via di Újpest, più di quattrocento chilometri da Újpest, nella quale esiste un solo numero, il 50, e le case a sinistra e a destra di esso già portano il nome di
вулиця Петра Грози, del politico rumeno Petru Groza, che alla riunione di Alba Iulia nel 1918 era il primo a proporre l’unione della Transilvania con la Romania, e che nel 1945 è diventato, con l’appoggio dell’esercito sovietico, il primo ministro del primo governo comunista rumeno, in modo che con tutte le tensioni ucraino-rumene ha meritato di avere una via nominata da lui nell’ucraino
Солотвино, l’ex Aknaszlatina ungherese?
Tra l’Ucraina e la Romania il Tisza è la frontiera, al confine aperto solo recentemente un cartellone bilingue proclama: «Il Tisza, che ci collega.» Alla riva rumena, a Sighetu Marmației, l’ex Máramarossziget ungherese, dove i negozianti rumeno ancora volentieri passano all’ungherese per lo straniero, la via che prende il nome dell’ex ministro degli esteri rumeno Nicolae Titulescu, partendo dalla piazza principale, corre inaspettatamente contro il bordo: si vede che originalmente non era destinata a un talmente breve lasso. Cento metri e un ora dopo, sull’altra riva essa ci guida, ormai come
вулиця Сігітська, Via Sighet, alla strada principale, lungo la quale nel limitrofo Tiszafejéregyháza (
Біла Церква, Biserica Albă) i chassidim, tagliati dal Sighet nel 1920, hanno fondato un cimiterio che è diventato muto nel 1941, e alla statua del principe della Moldavia quattrocentesca Ștefan cel Mare, accanto al quale, all’angolo, sopra la macchina della banca Raiffeisen, ci appare, in una sola casa, l’iscrizione Ujpesti-út, Via di Újpest, certamente lasciata lì dal «mondo ungherese» tra il 1938 e il 1944. A scrittura-fantasma al suo meglio.