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Tutta la settimana c’erano commemorazioni a Praga. Prima di tutto in piazza Venceslao, dove lunedì, il 17 novembre migliaia si sono riuniti (e anche protestato contro il presidente Miloš Zeman), e continuamente si accendono le candele presso la statua di San Venceslao e al lapide memoriale di Jan Palach.
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Nel settimanale Respekt una selezione si è pubblicata delle foto fatte venticinque anni fa da Karel Cudlín, ex fotografo personale del presidente Václav Havel.
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La stretta interconnessione degli eventi del 1989 è illustrata dalla mostra nel monumento nazionale di Vítkov su come i tedeschi dell’Est fuggiti a Praga furono autorizzati a andare all’Ovest nel settembre del 1989, il quale, insieme con l’apertura delle frontiere dell’Ungheria, contribuí alla caduta del muro di Berlino, e questa poi al successo delle proteste di Praga.
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Le librerie sono state inondate con biografie e album fotografici di Václav Havel. Nella Lucerna, il rappresentativo passaggio culturale e palazzo di cinema accanto a piazza Venceslao, si è organizzata una settimana di film intitolata «Festival della Libertà», che si è solennemente conclusa con il premier del primo film sulla vita del presidente Havel: Život podle Václava Havla, «La vita secondo Václav Havel». Il film, realizzato in collaborazione dalla Televisione Ceca e il canale franco-tedesco Arte, era composto da Andrea Sedláčková da duecento ore di film documentari e diverse foto di famiglia. Esso segue la vita di Havel dalla sua infanzia – anzi, dalla vita dei nonni –, attentamente bilanciata e cosmeticata, pulita da ogni elemento di disturbo, e levigata. Il film, che secondo la recensione iuttosto negativa, ma giusta si è fatto «per le scuole, per l’anniversario, e per il pubblico straniero», produce una biografia canonizzata del gran presidente per la posterità. Non è un caso, che il premier si è svolto nella Lucerna, costruita dal nonno del presidente, Vácslav Havel – uno dei più importanti imprenditori di costruzione di Praga all’inizio del ventesimo secolo –, e ora in proprietà della seconda moglie del presidente, Dagmar Havlová (i cui meriti sono debitamente sottolineati nel film). Da ora in poi, questo sarà il passato.
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