giovedì 29 agosto 2013

Atlante della Crimea


Visto che della Crimea, una delle regioni più belle d’Europa quasi non si trova letteratura fuori dell’Ucraina e la Russia, adesso, come una preparazione al nostro viaggio, cominciamo a caricare qui alcuni materiali utili. Si comincia con la carta dettagliata della Crimea. Cliccando sule due carte globali, le sezioni si aprono in un’altra finestra, quelle di tutta la penisola (3-16) a 1:300,000, e quelle della turisticamente più interessante costa meridionale (17-23) a 1:60,000. Nelle sezioni 3-16 piccole stelle rosse indicano i più importanti monumenti storici e attrazioni naturali. Presto includeremo le singole sezioni – cominciando con le più eccitanti 14-15-16, la scena principale del nostro viaggio – in modo che spostando il mouse sopra le stelle rosse, si apriranno le loro piccole foto e brevi descrizioni in una finestra flottante. Questo sarà seguito dalle carte delle città della penisola. Tornate presto a vederlo.

La Crimea per sezioni

Le città della Crimea


lunedì 26 agosto 2013

Venite con noi alla Crimea!


Tra il 27 ottobre e il 3 novembre (da domenica a domenica) invitiamo i nostri lettori alla penisola della Crimea, una delle regioni più belle e delle stazioni estive più eleganti dell’ex impero russo. Arriviamo in aereo da Budapest attraverso Kiev a Simferopol, capitale della Crimea autonoma, e dalle nostre due sedi, una tradizionale pensione tartara a Bachcisaraj e poi una russa a Jalta percorriamo in autobus attraverso l’etnicamente diversificata penisola, ricca sia in monumenti antichi che in affascinanti bellezze naturali. Andiamo in giro alla Bachcisaraj tartara, visitiamo il palazzo dei khan, andiamo a vedere le città di grotte storiche, Chufut Kale, la capitale degli ebrei caraimi e il loro cimitero medievale, Eski Kerman, l’ex centro montano del khanato tartaro, e Mangup, la capitale del regno medievale dei goti nella Crimea. Andiamo a vedere il porto navale russo a Sebastopoli, penetriamo nell’una volta segreta base sottomarina, visitiamo i luoghi della guerra di Crimea, la fortezza genovese di Balaklava, la cappella votiva della famiglia imperiale sulla montaga sopra la spiaggia di Foros, e le rovine dell’antica Chersoneso, il luogo di nascita del cristianesimo russo. Facciamo pellegrinaggio ai monasteri di grotta, fondati principalmente in epoca bizantina, e rinnovati nel 19° secolo, Inkerman, Mangup, il monastero dell’Ascensione, la chiesa di montagna di San Cosma e Damiano, l’armeno Monastero della Santa Croce. Visitiamo i palazzi estivi della famiglia imperiale e della nobiltà russa, dal Palazzo Vorontsov a Miskhor al Palazzo di Livadia a Jalta, nel quale si è organizzata nel 1945 la famosa conferenza. E facciamo molte gite in montagna, dalle bizzarre colonne di basalto della Demerdzhi attraverso il picco di Ai-Petri che emerge a 1.200 metri di altezza sulla costa, alle formazioni di roccia della Riserva Naturale Karadagh.

Fino alla partenza cerchiamo di presentare la penisola in dettaglio sulla nostra pagina di raccolta di Crimea in continua espansione.

Costi previsti: 460 euro, che comprende l’alloggio, l’autobus e la visita guidata. Termine ultimo di registrazione e pagamento: 29 agosto, giovedì. Il costo indicato non comprende il prezzo del biglietto d’aereo, che ora, se lo compriamo in tempo, è circa 200 euro (Budapest-Kiev-Simferopol e ritorno). È possibile registrarsi tramite il solito wang@studiolum.com, dove forniamo anche informazioni ulteriori e il programma completo.



giovedì 22 agosto 2013

Béla Bartók: Danze popolare rumene

Béla Bartók raccoglie canzoni popolari con fonografo da contadini slovacchi a Zobordarázs (oggi Dražovce, parte della città di Nitra nella Slovacchia), 1907

Béla Bartók ha cominciato di raccogliere musica popolare rumena intorno a Belényes/Beiuș nel 1909, incoraggiato dal suo amico rumeno locale, l’insegnante János Bușiția. Ha proseguito la collezione anche nell’anno prossimo e nel 1912-1913, facendo diversi viaggi in varie regioni rumene dell’Ungheria orientale (oggi Romania). Sulla base del materiale raccolto ha composto nel 1915 il pezzo pianistico Danze popolare rumene, dedicato al suo amico in Belényes. Nel 1917 lo ha rielaborato per orchestra, e nel 1925 Zoltán Székely ne ha fatto una trascrizione di grande successo per violino e pianoforte.

Il pezzo, lungo solo cinque o sei minuti, si compone di sei movimenti, sei danze separate. Il 1 Jocul cu bâtă (Danza con bastone) è stato raccolto da due zingari – un violinista e un suonatore di viola popolare – a Mezőszabad/Voiniceni, il 2 Brâul (Ruota) e il ballo in coppia 3 Pe loc (Battere i piedi) da un suonatore di zufolo a Egres/Igriș, il 4 Buciumeana (Ballo di Bucium) con un tempo di tre quarti da un violinista zingaro a Bucsony/Bucium, il 5 Poarga românească (Polka rumena) da un violinista rumeno in Belényes/Beiuș, come anche il veloce ballo in coppia 6 Mărunțelul (Passaggi brevi).



Diverse centinaia di versioni di questo pezzo sono disponibili sul web. La complessità e diversità delle strutture ritmiche all’intoerno dello stretto ritmo di base, il rapido alternarsi dei diversi stili di danza, le melodie dell’Europa dell’Est e persino più orientali hanno ispirato molti adattamenti, e molte culture e popoli hanno sentito come proprio le danze rumene del compositore ungherese. Tramite queste versioni è diventato una sorta di melodia errante, similmente alla melodia ottomana già presentata, la quale è stata adottata da tutti i popoli dall’Anatolia attraverso i Balcani al Mediterraneo. Di seguito presentiamo alcune di queste versioni. *

Bálint Vázsonyi e Oliver Colbentson

La versione originale per pianoforte, interpretato da Bálint Vázsonyi (1936-2003) con altrettanta energia, come le danze originali dovevano suonare.


La trascrizione per violino e pianoforte nella similmente potente presentazione di Oliver Colbentson (1927-2013) e Erich Appel.

La banda zingara Rajkó, Budapest, 2004

Il Klezmer All Star Clarinet Gang, 2006. Trascrizione del mandolinista, Avi Avital

L’Atem Saxophone Quartet, Civitanova, Marche, 20 agosto 2011

Il Macedonia Clarinet Quartet

L’argentino Brian Caballero su bandoneone

Liu Fang (pipa = liuto cinese classico) e Michael O’Toole (chitarra). Waterford Cathedral, 29 settembre 2008

Ma Xiaohui (erhu = violino cinese classico a due corde) e Tim Ovens (pianoforte). Sanghai


La fanfara italiana Ottomanìa, una versione piene di soluzione originali, Roma, Palazzo Barberini, 19 giugno 2011. (YouTube non permette di inserire il video, che si può vedere nel loro sito.)



Due presentazioni di bambini prodigio dall’Estremo Oriente, da Korea (Shin Sihan, violino, Jan Hoitjink, pianoforte) e una bambina giapponese di otto anni, che tutt’e due interpretano con una sensibilità geniale questo pezzo di una cultura lontana.


E infine una versione orchestrale all’Accademia di Musica di Budapest, nella presentazione dell’Orchestra Danubia condotta da Domonkos Héja, dove prima di ogni movimento il Gruppo Muzsikás suona la versione originale con le proprie decorazioni. Il video di sopra è l’introduzione del Muzsikás con i primi due movimenti, mentre quell di sotto è la versione orchestrale con il resto.



Le danze nelle originali registrazioni di campo di Bartók, dagli archivi dell’Istituto di Musicolgia dell’Accademia Ungherese delle Scienze. Grazie all’uploader originale, e a Kip W, che ha richiamato la nostra attenzione su di esse.

mercoledì 21 agosto 2013

BBC News

Notizia in primo piano nell’odierno BBC Culture Best of the Web: Poemas del río Wang.




• BBC: The Ancient Origins of the Starbucks logo
• Poemas del río Wang: Il post originale

martedì 20 agosto 2013

L’orologio degli ebrei


Abbiamo già scritto, che le una volta rosse, ormai annerite colonne che fiancheggiano la facciata orientale del Battistero San Giovanni a Firenze, sono state portate qui dai pisani dopo il saccheggio di Madina Mayūrqa nel 1115. Questa è una delle poche reliquie che sono sopravvissute dall’architettura religiosa musulmana di quella bellissima città, della quale Ibn al-Labbâna ha cantato così:
Questa città ha preso dalla colomba il suo collare
   e il pavone la ha vestita con le sue plume.
L’acqua delle sue fontane è come il vino
   e i suoi cortili sono simili ai calici.
Tra i visitatori del Duomo di Firenze probabilmente non molti conoscono l’origine esotica di queste colonne, arrivate tanto lontane dalla loro patria.


Allo stesso modo colui che si ferma di fronte al municipio di Palma, e guarda su all’orologio che domina la facciata ed esattissimamente suona le campane nel campanile in agguato dalla cima del palazzo, probabilmente non conosce la leggenda sulla su origine, una delle leggende più strane tra quelle diffuse sugli ebrei che si stabilirono a Maiorca:
Post destructionem Hierusalem, tempore Helii Adriani […] Quo tempore omnes maiores rabini iudeorum docti in Legi mosayca appicuerunt cum suo navigio Maioricis cum horologio quod tenebant Hierosolimis, quod est hodie in turri Maioricarum que dicitur Horarum, quam post conquistam Maioricarum per regem Jacobum effectam christiani edificaverunt iungendo et campanam quam antea iudei non habuerunt. (G. Llompart e J. Riera i Sans, a cura di: „La Historia de Sancta Fide Catholica de Benet Espanyol (1548): la primera història dels jueus de la Ciutat de Mallorca”, Fontes Rerum Balearium, III (1979-1980), pp. 141-194)
Cioè, comem Benet Espanyol scrive nella sua Historia de Sancta Fide Catholica (1548), erano appunto i rabbini più eruditi in fuga dopo la distruzione di Gerusalemme nel tempo dell’imperatore Adriano, che hanno portato l’orologio da un capo del Mediterraneo all’altro, dal Tempio di Gerusalemme alla loro nuova patria, Palma. Per essere precisi, l’autore si riferisce all’orologio che a suo tempo indicava le ore in cima alla Torre dell’Orologio accanto alla Cappella Victoria della chiesa e monasterio domenicana. Il monastero fu costruito ai margini del quartiere ebraico, nel luogo dei terreni e case espropriati nel 1231 da Giacomo I dagli ebrei locali, e fu distrutto nel 1837, irrazionalmente e in fretta, solo pochi giorni prima dell’arrivo del decreto di Madrid che ha vietato la sua demolizione. La Torre dell’Orologio stava ancora per alcuni anni, ma a causa della sua condizione sempre peggiore nel 1849 si è ritenuto opportuno demolirla, e spostare la vecchia campana insieme con l’orologio sulla facciata del municipio. L’orologio porta la data del 1849, ma l’attuale meccanismo è infatti dal 1862: allora il vecchio orologio è stato sostituito con uno nuovo, portato da Parigi, che da allora indica il tempo con grande precisità.

I dintorni della chiesa di San Domenico e la Torre dell’Orologio sulla carta di Antonio Garau (1644) (ingrandire). María Barceló in uno studio recentemente pubblicato nel Bolletí de la Societat Arqueològica Lul·liana (n. 68, 2012, 27-33.) ha fornito un quadro completo delle vicende dell’orologio e la Torre dell’Orologio nel Medioevo: «Notes sobre la Torre de les Hores i el rellotge de la Ciutat de Mallorca».

Non sappiamo niente di più dell’orologio leggendario e dei rabbini eruditi. È certo solo che dal 1385 o 1386 si segnalava con una campana le ore del giorno e della notte (e più tardi anche le quarte e mezze) qui, nel luogo più alto della città. E come la campana è stata fusa da un argentiere del nome Pere Figuera, e dal 1512 l’orologio è stato curato da un altro Figuera, Bartomeu, che ha trasmesso il suo ufficio anche a suo figlio, perciò il campanile è tuttora chiamato «En Figuera» – «il Figuera» – nella città. Nel 1680 la campana si è fessa e doveva essere rifusa: questa è quella che sentiamo ora. L’orologio è adesso gestito dal maestro Pere Caminals, nipote della sorella di mia nonna, e figlio, nipote e pronipote di orologiai illustri di Palma.



lunedì 19 agosto 2013

Beginning of a beautiful friendship

Due membri del Polizeidivision tedesca danno fuoco a un prigionero soldato nero dell’esercito francese, Parigi, maggio 1940

Mao Tse-tung e il Dalai Lama si stringono la mano al Primo Congresso dei Deputati del Popolo di Cina, 1954

domenica 18 agosto 2013

Mutazioni

Dea con gambe di serpente (forse la Mixoparthenos). Lamina d’oro, lavoro greco, metà del  4° sec. a.C., dal Kul Oba kurgan, da qui

Gli sciti, questi cavalieri nomadi di origine iraniana (il loro più vicino vivente relativo di lingua è l’osseto, che appartiene al gruppo orientale dell’iraniano nuovo) è apparso intorno al 7° secolo a.C. a nord del Mar Nero, e spodestando i cimmeri, hanno presto occupato la regione tra i Carpazi e il Caucaso. Alla fine del medioevo la loro memoria – insieme con quella dei sarmati e degli unni – ha sopravvissuto solo in oscuri miti d’origine dell’Europa centrale. Per l’Europa antica e medievale il loro nome significava per lungo tempo tutti i popoli nomadi provenienti dall’Oriente in generale (benché in questo senso anche la formulazione di Erodoto non è molto chiaro), e la versione accadica (askuza/iskuza), che si è poi trasmesso all’ebraico biblico nella forma אשכנז ashkenaz, indicherà più tardi gli ebrei dell’Europa centrale nella diaspora.

Ma quando appaiono, sono loro i «primi barbari» nella storia dell’Europa, il primo popolo nomado asiatico descritto in dettaglio da fonti occidentali, in particolare da Erodoto. I customi attribuiti agli sciti, riportati anche da Erodoto nel quarto libro della sua Storia (come per esempio la preparazione di coppe dai crani dei nemici) diventano più tardi topici della letteratura antica e medievale, e li ritroviamo anche nelle desscrizioni di altri popoli nomadi provenienti dall’Est.

La Mixoparthenos dal lapidario di Kerch.
Dall’attuale grande mostra sulla Crimea nel LVR-Landesmuseum di Bonn

Erodoto narra vari miti d’origine scita, fra cui uno gli è stato detto «dai greci che vivono lungo il Ponto». Questa storia dice che Eracle, mentre guidava il bestiame di Gerione nel territorio della futura Scizia, ha perso i suoi cavalli in una tempesta di neve. In cerca di essi è arrivato a una terra chiamata Ilaia, dove in una grotta ha incontrato la Mixoparthenos, la regina della regione. L’essere, il cui corpo superiore era di femmina, ma il corpo basso di serpente, gli ha fatto sapere che i cavalli li aveva lei, ma in cambio del loro ritorno l’eroe ha dovuto dormire con lei. Ercole infine genera tre figli – Agatirso, Gelone e Scite – alla Mixoparthenos, e le dice, che colui che sarà capace di piegare l’arco del padre e mettersi la sua cintura, meriterà di essere il re della regione. Questo sarà il figlio più giovane, Scite, antenato dei re della Scizia, mentre i sciti, «per commemorare la coppa appesa alla cintura di Eracle, tutt’oggi indossano coppe sulle loro cinture».

L’ottavo compito di Eracle: cogliere i cavalli antropofagi del re tracio Diomede. Moneta di Sauromate II, re di Bosforo, 2° secolo d C. Fonte

La creatura sireniforme di questa storia mista, che include sia elementi greci che orientali, come Neal Ascherson sottolinea, presto diventa il simbolo del Regno del Bosforo dalla cultura mista, greco-scito-tracia, che abbracciava le colonie greche lungo la costa settentrionale del Mar Nero, e della sua capitale Pantikapaion (oggi Kerch), fino alla sua distruzione nel 4° secolo d.C. Ma Ascherson menziona anche una sopravvivenza ancora più interessante della Mixoparthenos:

«Ma la Mixoparthenos ha sopravvissuto anche in un altro modo del tutto pratico. È diventata una maniglia. Il suo corpo snello, curvando verso l’esterno ma poi di nuovo ricurvando alla testa e alle gambe di serpente, è divenuto l’ansa ornamentale indurita sul cerchio delle tazze di ceramica, rivettata o saldata ai vasi di bronzo o di vetro. È rimasta senza nome, ma utile per molto tempo dopo che la sua città era bruciata e i suoi figli hanno lasciato la storia.

Sconosciuta, la Madre dei Sciti vive ancora in mezzo di noi. L’altro giorno, in una delle vecchie stazioni ferroviare asburgiche a Budapest, ho sentito qualcosa di insolito mentre ho aperto la pesante porta doppia della biglietteria. Nella mia mano c’era, in ottone indossato lucide da milioni di viaggiatori, il corpo di una donna nuda, diviso sotto l’ombelico in due serpenti arrotolati.» (Neal Ascherson: The Black Sea)


Non a Budapest, ma assomiglia. La maniglia della porta del Virginia Center for Architecture, di qua

Ma ho cercato in vano le sue tracce nelle stazioni ferroviarie di Budapest, non ho ritrovato la Mixoparthenos. La maniglia vista da Ascherson è stato probabilmente sostituita. Ma anche così non è scomparsa senza lasciare traccia. Anche se la sua figura si è fusa con il sirene comune (più precisamente, con quella a due code, la Melusina), la matriarca scita con due gambe di serpente ancora si può vedere oggi, e addirittura in un luogo molto insolito, nel logo dei caffè Starbucks.

La sirena del logo di Starbucks è diventato gradualmente sempre più «timido». Vedi su questo l’articolo di Michael Krakovskiy, nato a Odessa.

sabato 17 agosto 2013

Il museo della propaganda


Sono stato molto felice, quando ho letto per la prima volta sul Museo della Censura e le sue mostre di storia della propaganda. Quando però ho realizzato che il progetto è solo una pratica di progettazione grafica, mi sono reso conto che il museo deve essere compilato da me. Da allora lo sto facendo. La seguente raccolta è solo una piccola parte di questo museo in continua crescita, di tutto ciò che è ancora in attesa di essere scritto. Tornate a leggere presto.

Ads in times of peace
Cartes de visite
Ottoman ads
Hungarian and French abstinence ads
Anna Csillag, apostle of hair growing
My first step for the Einem cakes
Marriage ad with wealth balance, 1907

National representation
“Palace of King Matthias” in Kassa, 1893-1943
Coronation of the last Tsar, 1896
The last Tsar in Paris, 1896

The first world war
Preparation for the war with paper soldiers
The Sarajevo assassination in the Russian press
The cut pages of the Sarajevo assassination
To my peoples
Long live the war! Soldier trains heading to the front
German and Hungarian soldiers leaving for excursion
The Pathé Brothers’ newsreel in peace and war
British and Russian war propaganda with children
German wartime children’s books
Bathing young Venus, a pleasure of children soldiers
The Krampus and the Red Devils on the front
Statues of a Hungarian and a Romanian war hero in the Carpathians
The Jews of Podhajce greeting Archduke Frederic, 1916
The Jews of Kolomea greeting Emperor Charles, 1917

Trattati di pace
The Hutsul Republic
Stemma ungherese sul parlamento croato, 1918
I moravi di Hultschin, che hanno detto no alla Cecoslovacchia
Plebiscito falso su Subcarpazia

The Mexican revolution
Revolutionary songs from Mexico (es)
José Guadalupe Posada, illustrator of the revolution (es)
Holy images of the revolution

The birth of the Soviet Union
Fotografie della Rivoluzione di Febbraio nella collezione Dicescu
Cartoline ritoccate della Rivoluzione di Febbraio
Birth of the Soviet Union and the Council of People’s Commissars
Two New Years in Russia
Boris Kusztodiev’s processions
Boris Kusztodiev’s great leaps
Games of world revolutions for Soviet children
God is great and I’m not. Monumental statues
Tengri, the blue sky. Lenin’s head in the Altai
Lenin statues on Tsarist bases
Drawings of Soviet prisoners on Lenin
Day of Birds and other manifestations
Building and blowing up the Cathedral of Christ the Saviour, 1931
Album di foto delle vittime del Gran Terrore
Il primo maggio del 1935. La pellicola a colori di Nikolai Ekk
The Russian Völkischer Beobachtung, 1935
Il serpente nella propaganda tedesco-russa
The great voyage from Tula to Moscow for 7 November 1937
Good wishes for Stalin’s 60th birthday, 1939

Between two wars
Petr Leshchenko and he Russian homesickness (es)
Picture catechism with the Bernadette Method (es)
Polish abstinence posters
Old book posters from Lwów (es)
Lenin, Hitler and the children
Mussolini, Perón, Franco and the children (es)
The Nazi Germany and the Soviet Union on the World Exhibition of 1937 (fr)
The second world war
Polish, German, two good friends. Cartoons, 1933-1939
German and Soviet films on the oppressed Poland, 1941 (pl)
Soviet-German poster on bombing London
The Soviet-Nazi common parade in Brest, 1939
British leaflets for Iran in the form of Persian miniatures
Soviet and German safe-conducts for the enemy
German, Italian and Soviet postcards from the front
Japanese wartime kimonos
Robert Capa’s photos on D-Day
Boris Kobe’s Dachau lager cards, 1945 (es)

The Soviet Union’s war
The entrance of the Red Army to Lwów, and Dovzhenko’s propaganda film (es)
The swift water of Cheremosh. Dovzhenko’s propaganda film on Bukovina
Cernăuți 1939 – Черновиц 1940
How they were – how they became. The Estonian government, 1940
“Catching a language” on children’s postcard
Distruggi King Kong!
Evgeny Haldey’s wartime photos
Soviet and German safe-conducts for the enemy
German, Italian and Soviet postcards from the front
Triangular letter from the front
Song on Katyusha (ru az)
Victorious graffitis on the Reichstag

The Nazi Germany
The Krumme Lanke housing estate for SS officers
The ideal Nazi family
Feasts in Nazi Germany
Nazi May Day, 1933
Anna Csillag, master of Hitler
Hitler, candidate for Nobel Peace Award
Pétain’s apotheosis
Eiffel Tower, 1940
Poliziotti tedeschi con prigionero di guerra nero
German soldiers’ photos from the Warsaw ghetto (es)
Johannes Hähle’s photos from the Eastern front: Kharkov, Lubny, Baby Yar
Photos from the German Kharkov
Nazi liberators’ memorial
Birth of the Tango of Death
On the birthday of the Generalgouvernement, 1941
Easter 1942 in the occupied territories
Un giorno qualunque nella Kiev tedesca, 1942
The Kiev death match, 1942
The BBC’s lies on the Kiev death match, 2012
Soviet and German safe-conducts for the enemy
German, Italian and Soviet postcards from the front
Nazi demoralizing leaflets for American and British soldiers

Hungary in the war
Our man on the Russian front
Romanian reader for the Hungarians in the restored Transylvania
Hungarian boyscout on the front
Hand-drawn front postcards from Russia
Don. A tragedy and its afterlives

Wartime talking
Russian phrasebook to occupy Estonia
German phrasebook for the Soviet army for a preventive blow, 1941
An article confirming the existence of the Russian-German phrasebook of 1941
German-Russian mechanical dictionary, 1940(?) (es)
German-Russian phrasebook for the Wehrmacht
Russian-German phrasebook on Nazi feasts, 1942
Russian manual for Germans on prisoners’ camps
Romanian reader for the Hungarians in the restored Transylvania
Hungarian-Russian phrasebook on looting, 1942
Hungarian phrasebook for a conversation with the Soviet liberators
Belgian phrasebook for a conversation with the Anglo-Saxon liberators

Postwar Soviet Union
Soviet abstinence posters (es)
Nyet! Metamorphoses of the 1954 abstinence poster
Abstinence posters in form of luboks
Russian, Nanai, two friends. Idealized relations in the Tales of Amur
Life exhibition of party photographer Viktor Ahlomov
Soviet flags in the Budapest Memento Park
Russian prison cards, 1967-81
Moscow, May Day 1983
Viktor Tsoi and the golden city
Night of the bards
Demolition of the Dzherzhinsky statue at the Lubyanka

Hungarian socialism
Lenin Song or Funeral March. Metamorphoses of a song and of a figure
Captain Ostapenko’s statue
For the 60th birthday of Mátyás Rákosi, the Hungarian Stalin

China
Mao con il Dalai Lam
Mao is alive. Photos of three generations
John Dominis’ photos in the socialist China

Vietnam
Vietnamese leaflets for American soldiers

Iran
Apotheosis of the Allies in the form of Persian miniatures
The political message of the beard
Elections in Iran, 2009
It’s winter
Shajarian: Dawn bird
The dawn gives news

Russia after the turn
Memories of the Soviet world in Alexandr Sennikov’s still lives
Front fighters’ vodka on Nazi model
The Russian embodiment of the ideal Nazi family
On the congress of the Russian Communist Party
Crisis calendar Mayakovsky-style
Anti-Coca-Cola calendar in the style of old Soviet posters
Great patriotic war against the Coca-Cola
Versions of the pointing recruiting posters
Pro-Stalin graffiti in Simferopol
Russia is for everyone. The multinational Russia, 2011
Reality show: Common breakfast of Putin and Medvedev
After the Russian elections, 2011
Stalin’s church cult in today’s Russia
Apocryphal icons in today’s Russia
May Day 2014 for Putin and the Soviet Union

Ukraine after the turn
Glory to Ukraine. A Nazi pub at Lviv’s main square
Hitler, friend of the Aryan Ukraine
Il Maidan di Kiev nella notte della rivoluzione
The fall of the statues of Lenin in the Ukraine
Trizuby Stas: Twelwe Communists. A song for the fall of the statues of Lenin

Mitteleuropa after the turn
Statue of Attila in Tulln
Slovakian mistranslations on Hungarian statues
War songs in the Balkans once and now
Red sludge of a past regime
Conspiracy of the two-tailed in Mallorca and Prague (es)
2013, the crisis is over!
Tsar of the champagnes: the Soviet champagne
Magic crown in Dunakeszi, Hungary