domenica 30 giugno 2013

Transizione: Miniera Ferenc

Aknaszlatina/Солотвино, Miniera Ferenc, 1908

Aknaszlatina/Солотвино, Miniera Ferenc, 2012. Foto di Márton Kállai

«Aknaszlatina o Solotvyno, la una volta fiorente miniera di sale dei Precarpazi, è in continua evoluzione. Alla superficie, il suolo si è rotto sotto le ex colonie minerarie, e dei crateri si formano in conseguenza dell’acqua che lava via le miniere, mentre l’esperienza del Mar Morto della soluzione satura di sale che esce al superficie attira sempre più turisti. L’estrazione è finita, e gli ungheresi locali, una volta la maggioranza dei minatori, sono stati sempre più esclusi del mondo ucraino del nuovo intrattenimiento. Un nuovo mondo si sta formando sulle rovine della natura, mentre il vecchio vive parallellamente con esso nei ricordi.»

Aknaszlatina/Солотвино, Miniera Ferenc, 1910

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Un uomo coraggioso galleggia fra le travi di miniera sull’acqua salata del cratere creato dopo la rottura della Miniera Ferenc

Hapax legomenon


Ogni ungherese sa dove è Újpest, l’ex cittadina industriale lungo il Danubio, ora il 4° e più settentrionale distretto di Budapest. Ma dove è la Via di Újpest? Voglio dire, dove è quella Via di Újpest, più di quattrocento chilometri da Újpest, nella quale esiste un solo numero, il 50, e le case a sinistra e a destra di esso già portano il nome di вулиця Петра Грози, del politico rumeno Petru Groza, che alla riunione di Alba Iulia nel 1918 era il primo a proporre l’unione della Transilvania con la Romania, e che nel 1945 è diventato, con l’appoggio dell’esercito sovietico, il primo ministro del primo governo comunista rumeno, in modo che con tutte le tensioni ucraino-rumene ha meritato di avere una via nominata da lui nell’ucraino Солотвино, l’ex Aknaszlatina ungherese?


Tra l’Ucraina e la Romania il Tisza è la frontiera, al confine aperto solo recentemente un cartellone bilingue proclama: «Il Tisza, che ci collega.» Alla riva rumena, a Sighetu Marmației, l’ex Máramarossziget ungherese, dove i negozianti rumeno ancora volentieri passano all’ungherese per lo straniero, la via che prende il nome dell’ex ministro degli esteri rumeno Nicolae Titulescu, partendo dalla piazza principale, corre inaspettatamente contro il bordo: si vede che originalmente non era destinata a un talmente breve lasso. Cento metri e un ora dopo, sull’altra riva essa ci guida, ormai come вулиця Сігітська, Via Sighet, alla strada principale, lungo la quale nel limitrofo Tiszafejéregyháza (Біла Церква, Biserica Albă) i chassidim, tagliati dal Sighet nel 1920, hanno fondato un cimiterio che è diventato muto nel 1941, e alla statua del principe della Moldavia quattrocentesca Ștefan cel Mare, accanto al quale, all’angolo, sopra la macchina della banca Raiffeisen, ci appare, in una sola casa, l’iscrizione Ujpesti-út, Via di Újpest, certamente lasciata lì dal «mondo ungherese» tra il 1938 e il 1944. A scrittura-fantasma al suo meglio.