lunedì 22 aprile 2013

Un programma da tre soldi

Tu fai ritornare l’uomo in pol…
E dici: Ritornate, o figli degli uo…

Una proposta di programma per una mezza giornata libera tra i grandiosi viaggi nell’Europa centrale e orientale, progettati per il prossimo futuro. O anche solo per tre ore libere. (Una sinossi.)

Alla scena del prossimo viaggio si parte dal cuore di Budapest, piazza Blaha Lujza. Dopo circa cinque fermate di tram si arriva alla destinazione finale. Una volta che si scende, si può scegliere fra tre direzioni.

La strada acciottolata a destra conduce ai binari della stazione ferroviaria ormai defunta di Józsefváros.

Sempre dritto, la strada si perde nel nulla. Questa è la fine del nostro mondo conosciuto.

A sinistra, un mondo ancora meno conosciuto dietro la porta costruita dal più grande maestro del liberty ungherese, Béla Lajta. Non è un’entrata, nemmeno un’uscita.


Nel primo piano, quasi senza vita, all’improvviso appare un cane, guardando attentamente.


Quando una delle tavole in pietra cade a terra con grande fracasso, il cane passa avanti, ma ancora guarda attentamente. Ora a noi.

Prima ci si guarda intorno nel cortile chiuso in fronte al resto dell’edificio che ha perso la sua cupola diversi decenni fa, e una volta era utilizzato per le cerimonie funebri rituali.

Quando il bidello incatena il cane e spinge da parte la tavola all’angolo del palazzo, simile all’ingresso di un pollaio, si può entrare (uscire) al cimitero.

D’intorno, le tombe e mausolei dei personaggi più importanti del periodo post-Emancipazione (1867–), le celebrità ebrei che sono morti verso il fine dell’Ottocento. Alcune tombe accidentali, davanti a cui si passeggia a partire dall’ingresso:

• Vilmos Vásonyi, che ha preso il suo giuramento di Ministro della Giustizia alla Torah;
• Manfred Weisz, fondatore della fabbrica di ferro di Csepel, e sua famiglia;
• La famiglia Bródy, raffinati uomini di lettere;
• Lipót Aschner, fondatore della celebre fabbrica di lampadina Tungsram;
• Il pittore Adolf Fényes;
• Lo studioso di Talmud Vilmos Bächer;
• Il mausoleo della famiglia Hatvany-Deutsch, che si può accedere anche attraverso una larga strada dal di fuori;
• La lapide doppia della famiglia Zwack, inventori e produttori del liquore Unicum (1782);
• La famiglia Buday Goldberger, industriali tessili di Óbuda;
• Mózes Bloch, il primo direttore della Teologia Rabbinica;
• Mór Wahrmann, politico di città;
• Rabbino Samuel Lőw Brill;
• Bernát Friedmann, difensore nel caso di diffamazione sangue di Tiszaeszlár;
• József Kiss, poeta, autore, scrittore di canzoni religiose, pubblicista;
Dávid Kaufmann, rabbino, studioso ebraico, filosofo di religione;

Da qui si segue il sentiero appena visibile davanti alle tombe e mausolei lungo il muro, o eventualmente le due strade principali del cimitero formando una croce tra le righe tombali ricpoerte di un cespuglio impenetrabile.

Schivando, traballando, saltando sulle pietre barcollanti, si tenta di tornare verso l’ingresso lungo le tombe fatiscenti e saccheggiate.

Si arriva alla fine del viaggio. Una volta che si passa attraverso il cancello, e si raccoglie le forze mentali, si gira a destra. Presto si arriva alla realtà dall’odore di vita della piazza Teleki e vie Lujza e Dobozi della Józsefváros.

Il viaggio si è concluso, vi auguriamo buon divertimento.

(Quota di partecipazione: 2 biglietti del tram; oltre 65 anni, gratuito)

lunedì 15 aprile 2013

Odessa


Odessa 1905, with the sites of Río Wang’s posts. Full size

On the Deribasovskaya, at the corner of Rishelievskaya…
The spirit of Odessa
Odessa Tales
The Greek Odessa
The flea market in Odessa
The Moldavanka
Faces from the City Park
Stairways of Odessa
The Fanconi Café’s teaspoon found
Odessa 1931. Color photos by Branson DeCou
Courtyards in the Polish Street
New Year in Odessa
Odessa, the city of marvels
Odessa, ghost city
Odessa, 2 maggio 2014
Travel reports:
Odessa, minute by minute, April 2013
East Unlimited, April 2013
Together in Odessa, October 2012

“Apart from decks, it smelt of acacias, dry seaweed, the camomile in the cracks of the sea wall, and of tar and rust. Occasionally, all these smells were washed away by a special after-storm smell from the open sea. It was quite unlike, and could not be mistaken for anything else. It was as though a girl’s arm, cool from bathing, were brushing my cheek.”
Konstantin Paustovsky, 1920