sabato 9 marzo 2013

Lahigi


Nuvole intrappolate tra le montagne, subito sotto esse la stretta strada scavata nella roccia, in alto sopra la valle del fiume. Forse un taciturno tassista, che non accende i fari neanche al buoio, sostenendo in tutta serietà che consumano benzina, e cerca di localizzare il tuo paese chiedendoti chi sono i vostri nemici tradizionali. Forse un buon amico, che cita a memoria i passaggi della letteratura e film azeri sulla regione, ma viaggia qui per la prima volta con te, a duecento chilometri dalla sua città natale Baku.

Baku-Lahigi a schermo intero
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Nel post di ieri abbiamo parlato dei villaggi tat in Azerbaigian, su i cui dialetti iraniani il giovane Gruenberg-Cvetinovic ha scritto la sua tesi dottorale. Ora vi presentiamo la più grande di essi, Lahigi anche in immagini. Le foto sono state fatte da Aleksandr Cheban durante il suo viaggio nel 2011 in Azerbaigian.


Il Caucaso meridionale è entrato a far parte dell’impero persiano dal VI secolo aC, e dei gruppi etnici che parlavano dialetti relativi al persiano cominciavano a migrare nelle montagne. Il processo si è accelerato sotto i Sassanidi (III-VII secoli dC), quando guarnigioni e interi villaggi persiani sono stati trasferiti nella regione di confine settentrionale.

Dal XI secolo delle tribù turche, gli antenati dei azeri moderni cominciavano a popolare la regione, ma i gruppi etnici iraniani sono sopravvissuti fino a oggi nelle valli isolate delle montage. I turchi li chiamavano tat, agricoltori stabiliti, ma loro non hanno nessun nome unico per se stessi. Alcuni villaggi si chiamano parsi, persiani, altri daghli, montanari, mentre gli abitanti di Lahij semplicemente lohijan, quelli di Lahigi, poiché nella vasta regione d’intorno non vi è nessun altro insediamento con cui potrebbero avere un’identità comune. Un altro ostacolo di un’identità tat è che alcuni di loro sono sciiti, altri sunniti, altri cristiani armeni, e inoltre gli ebrei di montagna, i juhuri anche parlano tat come madre lingua.

Lahigi è uno degli più antichi insediamenti abitati dell’Azerbaigian moderno, con secolari case in pietra che resistono al terremoto, e un sistema di depurazione di mille anni, una delle più antiche nel mondo.


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Lahigi era uno dei più importanti centri di artigianato in Azerbaigian cominciando dal medioevo. Il villaggio è diviso in tre parti per mestieri, ognuna delle quali ha la sua propria piazza centrale, moschea, hammam e cimitero. Oltre ai conciatori e tessitori di tappeti, il mestiere più importante è quello dei ramai, ancora oggi praticato da molti maestri con le tecniche tradizionali. Una volta hanno provvisto della loro merce l’intera regione, fino a Georgia e Russia al nord e Persia al sud. Secondo leggende non verificabili erano loro a creare la Corona di Monomaco, la più antica corona degli zar russi. Ora aspettano nei negozi sistemati al pianterreno delle case ai turisti dediti che sono disposti a viaggiare fino a qui.


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Nella sincretica fede musulmana del villaggio il gatto mummificato protegge dal male


Un film di quindici minuti della TV bielorussa (in russo) sul villaggio, dove le immagini di sopra prendono vita in modo imprevisto

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