venerdì 12 settembre 2014

Evviva, la scuola!


Aa, Aa. I bambini di Boemia imparano a leggere in due lingue, le lettere di due alfabeti diversi nello stesso tempo, dall’abecedario pubblicato nel 1855 a Litoměřice, cioè Leitmeritz. La Boemia, metà ceca e metà tedesca, detiene ancora la promessa di una piccola Svizzera nell’Europa dell’Est. C’è ancora l’eventualità che non ci sarebbe nessun Kampf um Kinder, né fucilata del Sudetenland, né Lidice, né Terezín, né marcia della morte di Brno, né deportazione dei tedeschi. Seduto nella posa del maestro saggio, il mendicante in attesa di elemosina sembra di dare elemosina lui stesso nella prima pagina del libro. Gli esempi furono scelti dalle parole che sono simili nelle due lingue, e che quindi sono in gran parte quelle di origine straniera. Tramite le loro illustrazioni l’arabo, l’armeno, l’aloe, l’ananas, l’indiano americano, la ricchezza del gran mondo, il mare boemo prende vita nella scuola elementare di Leitmeritz, cioè Litoměřice.


Anna conta bene, presta attenzione a tutto. Quando finisce il conteggio, gioca con l’uccellino sulla mano. Il cagnolino comincia ad abbaiare, perché nessuno vuole giocare con lui. Ma Zdenka deve ancora continuare a contare. La Množilka v obrazech, cioè Tavola di moltiplicazione illustrata, pubblicata nel 1890 a Jindřichův Hradec, mostra nello spazio di scatola delle Annunciazioni olandesi del Cinquecento la Jungfrau che gioca con l’uccellino. Zdenka è probabilmente ostacolata nel conteggio dalla filatura da finire.


L’abecedario pubblicato nel 1903 a Praga era probabilmente l’unico strumento dell’insegnante rurale, che ha annotato calligraficamente nei larghi margini i testi da dettare, le note delle canzoni da insegnare, e anche tali piccole note sotto le immagini, come non dimenticare di spiegare perché non c’è k alla fine di v klobouce (nel cappello), e perché c’è una alla fine di u klobouku (al cappello).


Nella testata dell’orario per l’anno 1923-1924 della scuola comunale di Líšná i due più grandi educatori cechi, J. A. Comenius e – sicuramente non l’avrebbero pensato – T. G. Masaryk sollecitano i piccoli cecoslovacchi: «Essere saggio – tutto passa per questo», e «L’educazione è per tutti». La maggior parte delle lezioni erano scrittura e lettura, conteggio e grammatica. Due volte alla settimana religione (cattolica e «cecoslovacca», che si riferisce alla Chiesa Hussita Cecoslovacca, creata nel 1919, insieme con il nuovo stato), e tre volte educazione civica, che dimostra bene l’importanza del nuovo stato.


Gesundheit und Nächstendienst, salute e servizio del prossimo. Nel 1937, nella scuola di Opava/Troppau anche la più piccola sa, come lavarsi i denti. Lei lo spiega agli altri, i quali, con uno spazzolino da denti e un bicchiere nella mano, non vedono l’ora di provarlo anche loro, seguendo le figure della Zahnhygienische Wandtafel.


Altri ragazzi vanno a fare una passeggiata. Non in qualsiasi modo, ma in un ritmo. Trompeter werden wir, im Takt marschieren wir. Saremo trombettieri, marceremo in un ritmo. Durch das Dorf marschieren wir. Marciamo attraverso il villaggio. I ragazzi marciando con bandiere con la svastica e le rune delle SS sono salutati dai passanti, e le ragazze offrono fiori a loro, appunto come nel 1938 a Asch e Machendorf. Nell’edizione del 1939 di Praga del Hirts Schreiblesefibel, popolare in tutto il Reich.


Altrove anche le lettere vanno a fare una passeggiata. Sulle pagine del Kulihráškův národní slabikář. Veselá knižka pro nejmenší čtenáře a jejích maminky (Abecedario nazionale di Pisellino. Un libro allegro per i lettori più giovani e  le loro mamme), pubblicato nel 1940 nella Praga occupata, ciascuna lettera è una personalità differente, con scopi decisi. Le avventure della lettera p. I ragazzi camminavano sulla strada polverosa. Lì c’era anche p. Ha chiesto a loro: Dove andate? Andiamo a Praga! Anch’io vado con voi, ha detto p. E così è partito. Quando è arrivato a Praga, ha guardato tutto. È anche salito nel Hradčany con i bambini. Praga si è aperta davanti ai suoi occhi. Gli occhi di p sono diventati tondi per lo stupore. Non aveva mai visto nulla di simile bellezza. Lo guardava affascinato, ha anche dimenticato che era fuggito dall’abecedario. [Questa è l’unica frase senza una lettera p.] Era lì che Pisellino l’ha trovato. Guardavano Praga insieme, e dissero: «È meravigliosa la nostra Praga!»


Anche nella pittura Nuovo allievo nella scuola, eseguita intorno al 1820, ciascuna figura è una personalità differente, con scopi precisi. L’insegnante guarda con entusiasmo al cesto pieno in fronte a lui, all’oca, la pagnotta e le bottiglie di vino, il regalo tradizionale per gli insegnanti (cf. il modo di dire non ho comprato il mio certificato/licenza/diploma per un’oca). L’attenta madre con un sorriso convincente punta allo stesso con la mano destra, mentre con la sinistra spinge avanti, nella benevolenza del maestro, il ragazzo spaventato. Il ragazzo saluta l’insegnante con il cappello alzato al petto, ma con gli occhi già sembra di essere controllando i suoi futuri compagni di classe. I compagni di classe stanno evidentemente valutando il contenuto del cesto, e probabilmente traggono conclusioni anche rispetto allo stato sociale del nuovo alunno. Solo la testa spuntandosi da dietro la gonna della madre contempla la scena serenamente e senza interessi, o forse è in un posto tutt’altro nei pensieri.

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La mostra del Museo Comenius a Praga presenta l’inizio dell’anno scolastico nella Boemia durante più di un secolo, con l’aiuto di abecedari, fotografi e arredi scolastici. Lo spazio a volta medievale è stato arredato come una classe, con vecchie panchine, e lavagne di lettura e conteggio. Persino una piccola studentessa impagliata si è esposta sotto vetro, un’ultimo rappresentante di una razza sull’orlo della scomparsa.


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E il tableau finale illustra con le foto del primo giorno di scuola di tre generazioni ceche – 1906, 1920, 1955 – l’applicazione pratica degli oggetti presentati.

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Passeggiando per la mostra, due cose diventano evidenti. L’una è, quanto gli accessori dell’inizio della scuola sono rimasti più o meno uguali nell’ultimo uno e mezzo secolo: abecedario, orario, panchina, zainetto. E l’altro è, con quanta precisità questo set puritano e conservatore è in grado di riflettere lo spirito attuale del periodo e della politica. Su cui i genitori dei principianti della scuola di oggi potrebbero dire molto di più.

Petr Velkoborský: Piccolo scolaro, 1987

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